Primo Piano

Atlanta Hawks Preview: sapore di rebuilding

Punti forti e punti deboli

Dennis Schroeder è la punta di diamante di questa squadra, colui che gestirà l’attacco e si dovrà anche far carico di segnare, vista l’assenza di Millsap, Howard e Hardaway (gli altri tre fra i quattro top scorer della scorsa stagione). Come già detto, il tedesco è cresciuto molto lo scorso anno, ma ci sono ancora ampi margini di miglioramento, che lo rendono un giocatore attorno al quale è conveniente costruire. La chimica con Bazemore sembra buona, la vena realizzativa pure. La coppia sarà chiamata a trascinare la squadra, infondendo energia e ritmo. Su questo fronte non dovrebbero esserci problemi.

Essendo una squadra in ricostruzione, la gioventù si legge come virtù. John Collins, DeAndre’ Bembry e Taurean Prince sono nomi che potremmo sentire spesso nei prossimi anni. Gli innesti di Marco Belinelli e Luke Babbitt possono invece rivelarsi preziosi per allargare il campo e garantire una minaccia concreta dall’arco. Con una point guard come Schroeder che ama lanciarsi in area per arrivare al ferro, l’opzione aggiuntiva di uno scarico nell’angolo è sicuramente gradita (e sgradita alle difese).

Un altro nuovo arrivato ha le carte in regola per fare molto bene: Dewayne Dedmon. Il lungo ha passato una stagione alla corte di Gregg Popovich ed è riuscito a mettersi in mostra, nonostante la concorrenza di altissimo livello nel roster degli Spurs. C’è poi un punto di forza innegabile: Mike Budenholzer. Già Coach of the year, ha dimostrato di essere un condottiero di grandissimo livello e un maestro apprezzato.

Il reparto lunghi lascia molti dubbi. Ilyasova, Mike Muscala, Dedmon e Miles Plumlee: di questi, solo Ilyasova ha avuto discrete possibilità in carriera per mettersi in mostra. Gli altri devono ancora essere rodati sulla “lunga distanza”. Atlanta è passata da un reparto lunghi – sulla carta – fenomenale (Howard e Millsap) a un frontcourt piuttosto avaro in termini di talento ed esperienza.

Ersan Ilyasova. Credits to: eurosport.com

Il problema è proprio questo: il talento. Non ci sono stelle, non ci sono giocatori in grado di trascinare o risolvere una partita. L’unica parziale eccezione è il solito Schroeder, che però ha ancora molto da dimostrare. Ci sono molti atleti di fascia media, tanti giovani e poco altro. Così non si va da nessuna parte. O meglio: si va in lottery.

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Pubblicato da
Alessandro Bonfante

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