Top 10

I 10 marcatori All-Time dei Los Angeles Lakers

8. Gail Goodrich: 13.044 punti

Il mancino Gail Goodrich è l’ottavo marcatore della storia dei Los Angeles Lakers, grazie ai suoi 13.044 punti. Selezionato al Draft del 1965, il suo inserimento in squadra fu rallentato dalla presenza in roster di Jerry West, con il quale spesso finiva col prestarsi piedi per il ruolo di guardia titolare.

Nel 1968, fu ceduto nell’Expansion Draft dei Phoenix Suns, dove esplose definitivamente guadagnandosi la sua prima selezione all’All-Star Game. Tornato nuovamente i Los Angeles Lakers, riuscì finalmente ad imporsi nella squadra, vincendo anche l’agognato titolo nel 1972.

 

7. Shaquille O’Neal: 13.895 punti

Quando si parla dei Los Angeles Lakers, diventa impossibile non citare Shaquille O’Neal, uno dei giocatori più rappresentativi della franchigia degli ultimi vent’anni. Il prodotto di LSU ha disputato infatti otto stagioni al servizio dei losangelini, collezionando 13.895 punti, oltre a 6.090 rimbalzi e 1.270 stoppate.

Grazie al suo fisico dominante ed una straordinaria tecnica, i suoi canestri sono risultati spesso decisivi nella vittoria dei tre titoli consecutivi, conquistati dal 2000 al 2002, durante i quali è stato nominato MVP nel 2000 e per tre volte MVP delle Finals.

Nel 2004, Shaquille O’Neal è stato infine ceduto ai Miami Heat, subito dopo aver perso contro i Detroit Pistons le Finals del 2003, soprattutto a causa del rapporto ormai deteriorato con Kobe Bryant.

Il suo numero di maglia è stato ritirato sia dai Los Angeles Lakers (34) che dai Miami Heat (32).

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Guarda i commenti

  • Ho apprezzato questo articolo che mi ha rispolverato i miei anni 90 e inizio 2000 con American Superbasket, dove, oltre l'attualità si leggeva anche articoli di storia della NBA.E già allora, su quella rivista, si scriveva in maniera fantasiosa e articolata avendo già a disposizione Federico Buffa e altri.. È bello scrivere, romanzare a volte, ma non bisogna farlo a mio parere con una verità dei fatti che va' comunque mantenuta. Una verità che può nascere da una ricerca, apparentemente lunga o meno, se si vuole davvero immaginare qualcosa su fatti che siano giornalisticamente certi, documentati.Il mio piacere di leggere l'articolo, è sfumato proprio alla fine sul capitolo dedicato a Kobe Bryant. Ho in casa da un paio di anni la biografia su di lui:"Showboat".
    Stavo leggendo il libro, prima dell'incidente in elicottero, e avevo ancora in mente la parte dedicata alla primavera 1996.
    Mi è piaciuta, e ha avuto un senso, l'analisi di quel draft perché fatta con osservazioni e dichiarazioni pubbliche di quel tempo... NON è plausibile lo sliding door di Kobe a Charlotte. Perché i fatti andarono diversamente. Gli Hornets, erano una delle poche squadre NBA a non aver fatto a BRYANT nessuno provino individuale, e fu colta questa occasione dal GM Jerry West. I Lakers, che avevano deciso di prenderlo dopo il secondo provino durato pochissimo tanto quanto fu fantastico, ragionarono sul draft e le necessità delle squadre e su chi avrebbe voluto davvero un 18 enne poco conosciuto di Philadelphia. In conclusione :i Syxers, non lo presero con uno scambio di scelta per Jerry Stackhouse, perché avevano pensato che un ragazzo di Philadelphia avrebbe ceduto sotto pressione della sua città , come era successo a suo padre.Una vera sliding door può essere :Kobe e Iverson (scelta numero 1 scontata allora) insieme nel 1996...L'altra sliding door possible davvero fu New Jersey Nets perché ai vari provini, era piaciuto ai manager dei Nets e legato bene con il loro allenatore di allora :John Calipari. Non fu' scelto dalle "retine" perché l'agente di Kobe (scelto per lui da Adidas)li aveva spaventati dicendo che avrebbe preferito "tornare "in Italia piuttosto che giocatore per loro. È importante il suo agente di allora, perché fu lui che godeva dell'amicizia di West, a procurargli un provino a cui i Lakers non pensavano neanche perché avevano Jones e Van Exel in “guardia" e stavano prendendo O'neal....In conclusione Charlotte, che ripeto non lo conosceva e non lo avevano potuto vedere nemmeno ai tradizionali draft camp sempre per scelta dell'agente, scelse al 13 un giocatore su richiesta dei Lakers indicata loro davvero solo 5' prima, perché gli Hornets avevano ottenuto il centro giallo viola Vlade Divac "ormai" superfluo.
    Quindi, le due "sliding doors del suo iniziò carriera furono la squadra della"sua città" natale e quella del New Jersey stranamente le finaliste dell'est che affrontò rispettivamente nel 2001 e 2002 con la squadra dei suoi sogni d'infanzia fatti in Italia.

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Pubblicato da
Lorenzo Garbarino

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