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5 retroscena sui Chicago Bulls del primo three-peat

PHIL IL BIBLIOTECARIO MISTICO

La via del guerriero

Quando parliamo di un allenatore come Phil Jackson, ci riferiamo ad una tipologia di Coach che non curava esclusivamente l’aspetto tecnico e tattico della sua squadra; egli vedeva nel gioco della pallacanestro un modo per comprendere psicologicamente gli uomini con cui doveva lavorare, capendo i loro stimoli, le loro necessità e i loro principi sarebbe stato in grado di farli rendere al massimo nel momento della necessità.

Questa breve introduzione è necessaria per ciò che segue…

Nella stagione 1992-1993 Chicago veniva da due titoli di fila, il nucleo vincente era rimasto intatto, Pippen e Jordan stavano ormai raggiungendo il loro apice e i Bulls erano i naturali pretendenti al terzo titolo consecutivo.

Il nemico più grande della squadra, afferma Jackson, era rappresentato dalla noia della routine giornaliera NBA: lunghi viaggi in aereo, trasferte interminabili, hotel cambiati un giorno si e l’altro pure, le ripetitive sessioni di tiro prepartita.

Pure il giocatore più volenteroso potrebbe perdere concentrazione ed interesse, soprattutto se la sua fame di vittoria è stata saziata.

Phil capì dunque che per stimolare continuamente il suo materiale umano doveva dimostrargli che era interessato anche al loro lato interiore e spirituale, era convinto che premendo i giusti tasti in basa ad ognuno di loro sarebbe stato in grado di mantenerli sempre attivi.

Uno dei suoi metodi più frequenti era quello di regalare uno o più libri a ogni giocatore prima di lunghe trasferte, in base ai loro interessi.

Ecco una classica lista: “Canto di Salomone” di Toni Morrison per MJ, “Il crollo di Chinua Achebe” per Bill Cartwright, “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” a Paxson, “The Ways of White Folks” a Scottie, “Mente zen-mente di principiante” ad Amstrong, “La via del guerriero” ad Hodges…

Molti giocatori leggevano ogni singolo libro gli venisse consegnato trovando le scelte del Coach calzanti per loro stessi o semplicemente magari per compiacerlo, altrettanti  non interessati a sviluppare la loro interiorità appena arrivavano in camera lo buttavano via.

Non era quella la cosa importante; il messaggio che Jackson voleva trasmettere era che lui si interessava a loro come individui prima che giocatori, tanto da spendere del tempo per cercare un libro adatto ad ognuno di loro, almeno per strappargli un sorriso.

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Pubblicato da
Daniele Bona

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