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Durant sincero: “Migliorato in difesa? Sì, non voglio essere chiamato in causa durante le sessioni video”

A inizio carriera, quando vestiva la maglia degli Oklahoma City Thunder, Kevin Durant riuscì a portarsi a casa il titolo di capocannoniere della NBA in ben quattro occasioni — per tre anni consecutivi dal 2010 al 2012 e poi nel 2014, anno della consacrazione a MVP della Regular Season. Da qualche anno a questa parte — per sua stessa ammissione— gli sforzi  si concentrano maggiormente sull’altra metà campo.

In un’intervista concessa in settimana a Chris Haynes di ESPN, il #35 ha messo in evidenza i progressi fatti:

Per tutta la mia carriera sono stato un realizzatore, un giocatore da uno contro uno. Riflettevo su diversi modi per fare canestro piuttosto che concentrarmi su altre vie per avere impatto sul gioco. Dal 2012-13 ho cercato di prestare attenzione a questi aspetti, al di là del segnare punti.

La difesa è diventata cruciale [per me]. Volevo che i miei compagni si fidassero di me in determinate situazioni. Non volevo sentirmi chiamato in causa quando, nel corso delle sessioni video, si mostra come l’avversario ti coglie di sorpresa e ti taglia alle spalle, ti aggira o, ancora, [quando] si insiste sul fatto che non ho contestato un tiro. La sola idea mi rendeva nervoso e per questo mi sono posto l’obiettivo di migliorare.

L’essere two- way player garantisce rotazioni ancor più consolidate:

Non voglio che il coach si trovi costretto a cambiarmi nel quarto quarto perché non sono in grado di reggere in difesa. Non voglio costringerli a una rotazione di sostituzioni difesa- attacco.

Durant ha posto infine l’accento sulla solidità della difesa degli Warriors:

La nostra mentalità  difensiva è contagiosa. Se la vedi continuamente e crea punti per te, questa m***a è divertente. È bello quando i tuoi compagni sono coinvolti e si è un tutt’uno sul campo; non vuoi essere il punto debole, ed è ciò per cui sto combattendo.

 

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Pubblicato da
Nicolò Basso

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