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Affaire-Jimmy Butler: prospettive di uno scambio shock

Minnesota Timberwolves

Da tutti acclamati come il team vincente nello scambio, i T’Wolves sono ora chiamati a rispondere in maniera positiva. Non capita tutti i giorni di poter prendere un All Star per una point-guard che ha destato molti dubbi al suo primo anno di NBA ed un giocatore infortunato, seppur giovane e di talento. Minnesota è riuscita a portare a casa Jimmy Butler senza smontare lo strong duo composto da Karl-Anthony Towns ed Andrew Wiggins: già basterebbe a tributare un plauso al GM Scott Layden. Se a questo aggiungiamo che Butler deve quasi totalmente il suo status attuale nella lega all’attuale coach dei Timberwolves, Tom Thibodeau, la mossa di Minnesota appare quasi miracolosa.

Certamente Butler non è sufficiente a colmare tutte le lacune apparse evidenti nell’ultima stagione sotto coach Thibs: non parliamo né di un tiratore naturale (mai sopra il 38.1% da 3 in carriera, 36.7% lo scorso anno) né di un giocatore che ami particolarmente correre il campo (97.8 di pace nell’ultima stagione).

Come vedete, la meccanica di tiro non è pulitissima e Butler è abbastanza riluttante, malgrado lo spazio concessogli dalla difesa.

Butler non risolve, dunque, per Minnie né i problemi al tiro (ventesima per 3pt%) né i già accennati problemi di ritmo. Discorso diverso per quanto riguarda la difesa e la capacità di prendere un tiro decisivo. Butler è, da solo, capace di stravolgere la percezione difensiva che si può avere dei T’Wolves. La sua profonda simbiosi con la filosofia di coach Thibodeau risiede proprio nell’immensa etica del lavoro che Butler ripone nel proprio gioco, a partire appunto dalla metà campo difensiva. Va, però, sottolineato un aspetto: il numero 21 arriva in una squadra enormemente migliorabile dal punto di vista difensivo ma nella quale i primi semi del lavoro di Thibodeau hanno cominciato ad attecchire.

Se date uno sguardo alle così dette Hustle Stats, tra i leader in questi speciali comparti statistici non sarà dura scorgere spesso dei giocatori di Minnie. Su questo impianto poco stabile ma molto promettente, va ad inserirsi il meraviglioso talento difensivo di Butler. Nato come eccezionale difensore, Jimmy ha visto il suo ruolo da leader offensivo dei Bulls crescere spropositatamente negli anni, incrinando solo leggermente la sua incidenza difensiva. Sul perimetro, Butler è un difensore terrificante: i suoi avversari tirano con il 30.2% da tre punti contro di lui. Questo dato, combinato alle quasi due rubate a partita, dona alla difesa sugli esterni dei Timberwolves una dimensione mai nemmeno sfiorata nelle passate stagioni.

Anche lontano dalla palla, Butler è un difensore mostruoso: qui nega ferocemente la ricezione a Thomas nel quarto quarto di Gara 1 del primo turno di Playoff.

Con un difensore perimetrale così, gli stoppatori di Minnesota avranno decisamente più tempo per piazzare i propri aiuti ed innescare le trappole difensive previste da coach Thibs. Per quanto riguarda, invece, la capacità di prendere tiri nei momenti decisivi: beh, Jimmy Butler è semplicemente uno dei due-tre giocatori più decisivi della lega quando si tratta di prendere un tiro allo scadere.

A questa innata dote, unisce un’elitaria capacità di guadagnare tiri liberi (8.9 viaggi in lunetta a partita che converte con l’86.5%) che nei momento clou di un match punto a punto può far la differenza tra una vittoria ed una sconfitta.  Avere un’Atlante su cui far gravare il peso dei momenti decisivi è un lusso per un team così giovane. Certamente non vanno tralasciate le possibilità che la convivenza con Wiggins dia qualche problema, specie nelle fasi iniziali della stagione ― visto che il numero 22 è un altro giocatore che vuole spesso la palla in mano e non brilla per le proprie doti balistiche da oltre l’arco.

In ogni caso un bel mal di testa per le difese avversarie quando la palla pesa.

Oltre al suo pacchetto completo da two-way player, Jimmy Butler porta in dote anche circa 24 punti, 6 rimbalzi e 6 assist di media e permette, da solo, di far compiere al team un deciso salto temporale nella sua timeline: una squadra che la prossima stagione avrebbe, forse, potuto competere per i playoff è diventata una pretendente d’obbligo alla post season. La dirigenza sembra aver decisamente puntato in quella direzione: con l’evidente intento di rafforzare ulteriormente la squadra in free-agency, son giunti puntuali i tagli di Jordan Hill e Nikola Peković -per un risparmio totale di oltre 15 milioni nella stagione a venire. Per due lunghi che vanno, c’è un lungo che arriva: Justin Patton, scelto con la pick numero 16, era il miglior lungo disponibile a quel punto del Draft. Patton è compatibile con Towns e può esserne un solidissimo back-up:  come detto nel suo pezzo di presentazione, è molto affidabile nelle conclusioni nei pressi del ferro e piuttosto bravo nelle letture, oltre a lasciar trasparire possibilità di un ottimo upside nel tiro. Certamente è un profilo molto diverso da quelli di Markkanen e Jonathan Isaac, quelli che alla vigilia del Draft venivano affiancati alla franchigia del Minnesota, ma l’arrivo di Jimmy Butler val bene un simile cambiamento di piani nel reparto lunghi. Nelle Twin Cities sono, dunque, terminati i giorni da giovane squadra promettente ed è arrivato il momento di misurarsi coi playoff, passando prima attraverso un confronto con i propri limiti ed i propri miglioramenti.

Dopo quattordici interminabili stagioni senza playoff ed un infinito vortice di scelte negative, basterà Jimmy Butler a cambiare il corso della storia per i Minnesota Timberwolves?

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Pubblicato da
Jacopo Gramegna

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