Timberwolves: Thibodeau in cerca di un lungo con punti nelle mani

I Minnesota Timberwolves di Tom Thibodeau stanno deludendo, inutile girarci intorno. La vittoria della scorsa notte per 99-94 contro i Chicago Bulls (ex-squadra di coach Thibs) è una magra consolazione, considerando il 2-8 di record dei T-Wolves nelle ultime dieci partite (7 vinte e 18 perse complessivamente; penultimi nella Western Conference). Thibodeau, che è pure President of Basketball Operations della franchigia di Minneapolis, è pronto a correre ai ripari e a muoversi sul mercato per puntellare il roster.

EQUILIBRIO

I Timberwolves, come noto, hanno uno degli starting five più giovani e talentuosi dell’intera NBA (Karl-Anthony Towns, Andrew Wiggins e Zach LaVine hanno 21 anni; Ricky Rubio e Gorgui Dieng 26), ma mancano clamorosamente di opzioni affidabili dalla panchina, soprattutto sotto canestro. Jordan Hill, nuova acquisizione che doveva servire proprio a garantire respiro a Towns e Dieng, ha giocato solo 3 partite in stagione; Nemanja Bjelica ha fatto vedere buone cose ma deve ancora dimostrare di essere un credibile settimo-ottavo uomo da rotazione NBA; Cole Aldrich e Adreian Payne sono al limite della presentabilità. Thibodeau e dirigenza, secondo ESPN, si stanno muovendo attivamente per risolvere il problema.

I T-Wolves cercheranno di acquisire un “4” con punti nelle mani, in modo da avere maggiore flessibilità tattica e da poter spostare, all’occorrenza, Dieng tra le riserve, per avere un quintetto titolare con quattro attaccanti di alto profilo (con Towns da centro e Rubio che farebbe esclusivamente lo smazzapalloni). L’identikit del profilo ricercato da Thibodeau potrebbe corrispondere a quello di uno dei suoi ex-lunghi ai Bulls (Taj Gibson, Nikola Mirotic) oppure a quello di uno dei grandi “scontenti” in circolazione (Greg Monroe, Jahlil Okafor). I sacrificabili – con gli intoccabili Towns, Wiggins e LaVine a margine di ogni ipotesi di trade – sono Shabazz Muhammad e gli stessi Dieng e Rubio.

Minnesota ha un bisogno disperato di migliorare le proprie spaziature offensive, congestionate dalla contemporanea presenza di due attaccanti limitati come Rubio e Dieng, dall’eccessiva somiglianza nel bagaglio-soluzioni di due talenti purissimi come Wiggins e LaVine e da un Towns che necessita di un compagno di reparto più complementare per mettere in mostra tutto il proprio smisurato potenziale. I Timberwolves necessiteranno ancora di qualche anno – sempre che tutto vada bene – per raggiungere la vetta della Western Conference; in questa stagione partita con grandi proclami, però, il tempo comincia a scarseggiare. Magari Babbo Natale porterà in dote il regalo in grado di svoltare la regular season.

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Elia Pasini

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