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Davis, sfuma la Rose Rule clause

Anthony Davis non ricorderà di certo la stagione 2015/2016 come una delle migliori della sua carriera, e a livello individuale e a livello collettivo. La sua annata è terminata anzitempo per finire sotto i ferri e sistemare una spalla e un ginocchio malconci, mentre i suoi New Orleans Pelicans – falcidiati come pochi dagli infortuni – sono naufragati nelle zone basse della Western Conference anche a causa del mancato apporto del miglior AD.

Come si suol dire, quando piove poi grandina e Davis lo sa bene anche dal punto di vista economico. Il prodotto di Kentucky infatti vede svanire l’accesso alla cosiddetta Rose Rule clause prevista nel suo contratto, una clausola che permette a un giocatore di ricevere il 30% del salary cap in caso di soddisfacimento di determinate caratteristiche. I criteri per accedere a tale beneficio sono: due votazioni come titolare dell’All-Star Game oppure due nomine in qualsiasi quintetto All-NBA oppure il trionfo nel titolo di MVP.

La Rose Rule clause, che in realtà si chiama “5th Year 30% Max Criteria”, è stata così ribattezzata perché al momento dell’introduzione l’unico giocatore a soddisfare i requisiti per centrarla era un allora sfolgorante Derrick Rose, vincitore del titolo di Most Valuable Player nel 2011.

Le basi per arrivare a rientrare nei parametri di tale clausola c’erano tutti per Davis, reduce da una stagione ’14/’15 straordinaria: votato con un milione e oltre 300mila voti come titolare all’All-Star Game del Madison Square Garden di New York e votato nel primo quintetto All-NBA, al termine di un’annata da trascinatore coi suoi Pelicans fermati nella postseason soltanto dal rullo compressore Golden State che si sarebbe poi messa al dito l’anello.

Quest’anno invece della consacrazione, una stagione da dimenticare per Davis che dovrà cercare di rimettersi al meglio in vista del training camp recuperando il 100% della forma e dovrà invece “accontentarsi” a livello di conto in banca del suo contratto siglato la scorsa estate – quinquennale da 145 milioni di dollari complessivi – senza la famigerata clausola Rose.

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Pubblicato da
Simone Domenichetti

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