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Metta World Peace si racconta: dalla dura adolescenza al lavoro come commesso (mentre era rookie)

Metta World Peace, Ron Artest o “l’amico dei Panda”: 3 personalità diverse, ma in fondo simili e appartenenti ad un unico corpo, quello di uno dei più interessanti (sotto ogni punto di vista) giocatori NBA degli ultimi 20 anni.
In una lunga intervista rilasciata ad ESPN’s Highly Questionable, World Peace ha rivelato alcuni curiosi dettagli della sua lunga carriera nella Lega, compreso quello che lo vedeva lavorare come commesso in una multinazionale di prodotti elettrodomestici…durante il suo anno da rookie con i Chicago Bulls nel quale guadagnava oltre un milione di dollari a stagione. Queste nello specifico le parole dell’ex-Artest:

“Mi annoiavo e forse facevo troppe feste. Stavo cercando un modo per tenere i piedi per terra ed una delle cose che ho fatto in quel periodo è stata fare domanda per un lavoro a Circuit City. Ho ottenuto il lavoro, il 50% di sconto sugli acquisti ed altri benefici. Mi sono perfino presentato un giorno, ho lavorato ed ho aiutato alcuni clienti”.

La leggenda vuole che abbia scritto all’interno dell’application form “NBA Player” sotto la voce “precedente impiego” e che abbia citato il GM Jerry Krause come la persona addetta per rilasciare referenze.

Molti altri i temi toccati da Metta, dai problemi di carattere psico-emotivo, al bere alcool durante le partite fino alla sua turbolenta adolescenza nei sobborghi di New York, precisamente a Queensbridge, dove ha imparato alcuni accorgimenti tecnici non del tutto raccomandabili per un ragazzo di neanche 14 anni:

“Ho imparato a cuocere il crack quando avevo solo 13 anni. Non è qualcosa di cui sono fiero, ma è un qualcosa che è stato introdotto nella mia vita quando ero molto giovane”.

Ovviamente non vogliamo sottintendere l’utilizzo di tale sostanza da parte di World Peace, cosa neanche minimamente affermata dallo stesso atleta: riportiamo solo le parole di World Peace, testimonianza di un passato difficile dal quale è riuscito ad emergere come vincitore assoluto.

Infine le parole del giocatore dei Los Angeles Lakers con i quali ha disputato 35 partite in questa stagione volgono a rimembrare alcuni momenti del suo passato in Indiana con la maglia dei Pacers:

“Jermaine O’Neal mi ha sempre cercato, ha sempre tentato di mantenere i contatti con me. Grande compagno, grande leader, ma io non ho mai ricambiato l’interesse. Jermaine, Al Harrington, questi ragazzi uscivano insieme per pranza ma io rimanevo in camera mia, non ero un tipo socievole. Ero geloso del contratto di O’Neal. Mi sentivo come so fossi un giocatore di prima fascia…e che i Pacers non mi trattassero come tale. Fu tutta colpa mia, una questione di troppo ego. Tutto ruotava attorno a me, mi sentivo come se avessi un diritto e non avessi ottenuto quello che volevo: persi il controllo e attaccai tutti”.

Mai banale Metta World Peace nelle sue dichiarazioni che, apprezzabili o meno, ci fanno semplicemente dire grazie per essersi aperto in questa maniera con il pubblico.

 

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Pubblicato da
Simone Maccari

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