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L’intangibilità nella NBA: cos’è e come genera risultati

Nella concezione comune quando si parla di sport e di economia il primo pensiero corre verso l’aspetto monetario:“Quanto guadagna quel giocatore?” oppure “Che budget ha messo a disposizione il Presidente?”…ed è assolutamente vero, ciò rappresenta il fulcro di qualsiasi business.

Ma per collegare l’economia allo sport possiamo utilizzare una diversa chiave di lettura e, senza annoiarsi troppo, prendere spunto da una delle più recenti teorie economiche, la Resource Based View (RBV), il cui approccio serve ad analizzare le risorse interne di un’attività.

E qui parliamo di basket…

Prendiamo la seguente come ipotesi base: un team NBA può essere paragonato a un’azienda e la NBA come ambiente economico nel quale le squadre competono rispettando le stesse regole. È ovvio, quindi, che i giocatori sono le risorse interne.

Secondo l’approccio RBV, i vantaggi competitivi generati da un team sono frutto della cooperazione e l’iterazione tra le risorse.

L’obiettivo principale non è tanto quello di creare un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti, ossia un quid che permette di raggiungere risultati migliori, piuttosto di rendere tale vantaggio sostenibile, ovvero non replicabile dagli avversari in modo costruire un gap ancora maggiore.

Ma com’è possibile creare un vantaggio competitivo sostenibile?

Secondo i padri della Resource Based View è necessario utilizzare risorse rare, valutabili, inimitabili e non sostituibili.

Una risorsa che ingloba tutte queste caratteristiche è quella umana ed è proprio per questo motivo che è possibile analizzare la NBA e i suoi giocatori utilizzando l’approccio Resource Based View.

Ma perchè i giocatori inglobano tutte le caratteristiche?

Perché sono persone!

In quanto tali posseggono un set di competenze più unico che raro, inimitabile, che nasce dal talento, dall’istinto, dal proprio corredo genetico.

Ray Allen non vi saprà mai spiegare come ha fatto a segnare il tiro da tre del pareggio contro i San Antonio Spurs in gara 6 nel 2013, ma l’ha fatto; o come Steve Nash passava la palla in modo divino, a volte non comprensibile neanche a replay.

Anche Zac Randolph, sebbene limitato tecnicamente, ha un innato talento a catturare rimbalzi sopra le teste degli avversari clamorosamente più atletici di lui.

Certo, ci vuole lavoro, dedizione, impegno, allenamento…ma quanti di noi si sono impegnati ma con risultati rivedibili?

Secondo l’approccio Resource Based View il vantaggio competitivo sostenibile è direttamente proporzionale alle competenze tacite, ovvero quelle non tangibili.

Ed eccoci qui al cuore del lavoro.

Attraverso formule matematica è possibile calcolare l’ammontare (Stock) di competenza tacita di un team NBA (Group Tacit Knowledge) che rappresenta l’ insieme di competenze tacite dei singoli giocatori (Individual Tacit knowledge).

Per rendere più chiaro questi due concetti ho scelto due video.

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Quello di Gallinari è stato un assist fenomenale, ma non si tratta esclusivamente di sensibilità nelle mani e di coordinazione del corpo. Un’elevata dose di capacità tacita individuale gli ha permesso di capire in un attimo come passare il pallone in relazione alla velocità e all’angolazione della corsa di Faried, il tutto senza guardare né il compagno né i rispettivi difensori. E questo passaggio non è allenabile, è solo talento e rapidità di esecuzione.

Per fare capire invece la competenza tacita di gruppo ho scelto un’azione dei San Antonio Spurs.

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Esistono tantissime azioni corali ma gli Spurs incarnano alla perfezione la filosofia “I got a shot, you have a better shot” mettendo in mostra la cooperazione dei singoli per raggiungere il risultato di squadra.

Tornando all’argomento principale, il lavoro è stato svolto calcolando lo Stock di Tacit Knowledge di ciascun team NBA nel periodo tra il 1999 e il 2013.

Le variabili scelte per il calcolo matematico riassumono gli aspetti non tangibili delle risorse includendo anche il coach. Ad esempio, il parametro dell’esperienza del giocatore è stato calcolato moltiplicando i minuti giocati in una singola stagione e i suoi anni di carriera in NBA; l’impatto del coach è stato quantificato con il numero di anni consecutivi sulla stessa panchina e la qualità teorica del giocatore è stata misurata con il logaritmo naturale del pick al draft.

A questo punto possiamo capire la relazione tra competenze tacite e risultati: è vero che aumentando lo Stock di Tacit Knowledge aumentano anche i risultati raggiunti dai team?

I dati non sono interessanti, di più!

Quali sono i team che hanno registrato lo stock medio di conoscenza tacita più elevato tra il 1999 e il 2013?

San Antonio, Miami, Dallas e Los Angeles (Lakers).

E’ una precisazione superflua, ma queste squadre hanno vinto dodici (12) dei quattordici (14) campionati analizzati in questo lavoro.

Quindi sì: Accumulare conoscenza tacita permette di costruire un vantaggio competitivo che può portare al raggiungimento dell’obiettivo massimo.

Ma l’aspetto più affascinante è un altro. La NBA ha da sempre cercato di costruire un ambiente economico e finanziario equilibrato con l’obiettivo di permettere a ogni team NBA di ambire al successo finale…e volete sapere quali sono stati i team peggiori nel periodo analizzato per Tacit Knowledge accumulata?

Chicago, Memphis, Atlanta e…. Golden State!

Tre di queste sono approdate ai play off negli ultimi anni e non serve che vi dica chi ha vinto l’ultimo anello.

Questo proposto è un articolo sulla mia tesi magistrale intitolata “L’analisi della Tacit Knowledge nella NBA”.

È un argomento vasto, che abbraccia aspetti pratici di gioco e aspetti tecnico-finanziari e manageriali della Lega americana. Il tutto collegato a nozioni economiche teoriche e strategiche.

Lo studio è stato condotto e scritto per dimostrare che è possibile creare un sistema economico forte, stabile e in crescita utilizzando in modo oculato la risorsa interna migliore in assoluto: l’uomo!

AUTORE: Giovanni Mori

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  • Non vedo l'ora di leggere il resto... ha tutta l'aria di essere un gran pezzo!

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Redazione NbaReligion

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