Categorie: Boston Celtics

Isaiah Thomas vuole diventare il miglior “little guy” ad aver mai calcato i parquet NBA

Isaiah Thomas non ha mai permesso alla sua limitata statura di essere un ostacolo alla sua carriera cestistica. Fin dai tempi della South Kent School (Connecticut) il giocatore ha dovuto sempre combattere i pregiudizi della gente:

Sì, il ragazzo ci sa fare e ha talento, ma è troppo basso e poco fisico per poter ambire ad una carriera professionistica nel basket!

Bè, il piccolo Thomas (le varie guide specializzate lo danno alto 1 metro e 75 centimetri) gioca in NBA da 4 stagioni, facendo registrare medie di 15,6 punti, 4,7 assist e 2,4 rimbalzi a partita in 283 gare giocate. Cifre che rispecchiano solo in parte la determinazione, la grinta e l’agonismo che il nativo di Tacoma (Washington) riversa in campo ogni sera.

Qual è la motivazione che lo spinge a dare il massimo e smentire tutti i suoi (numerosi) detrattori? Questa è la domanda che ha posto Jay King di MassLive.com al razzente playmaker dei Boston Celtics:

La risposta non ha bisogno di traduzioni: è chiara, diretta e mostra il fuoco sacro che ha dentro di sé e che lo porta a tagliare grandissimi traguardi personali (nella stagione 2014/2015 è arrivato secondo nella classifica del miglior Sesto Uomo dell’Anno, con pochi voti dietro al neo-Lakers Lou Williams).

Ora, in termini di diventare il “best little guy” ad aver mai giocato a pallacanestro, Isaiah Thomas avrà una montagna da scalare. Realisticamente, può puntare a diventare il più grande giocatore di ogni epoca sotto il metro e 80 di altezza, perché superare le gesta di gente come Allen Iverson (1.83) o Nate “Tiny” Archibald (1.85) è praticamente un’impresa.

Stando a quanto riporta Basketball-Reference.com, Thomas è, attualmente, al secondo posto di tutti i tempi in termini di punti di media a partita con almeno 200 partite disputate. Si può dire senza ombra di dubbio che la strada intrapresa è quella giusta. Good luck Pizza Guy!

“It’s not the size of the dog in the fight, but the fight in the dog”.

 

 

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Pubblicato da
Leonardo Donati

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