Categorie: Playoffs NBA 2015

Cleveland-Chicago Top&Flop Gara-2

TOP

Go-to-Fascetta. L’accorgimento (estetico) più importante prima della palla a due? Ne dubitiamo ma, apparentemente, la cabala ha preso il sopravvento. Novello Sansone, LeBron James ha guidato la riscossa di Cleveland, all’arma bianca sin dall’inizio della gara. 33 punti, 8 rimbalzi, 5 assist e 2 recuperi: numeri non troppo dissimili dal primo episodio della serie. Quella che è mutata è stata l’aggressività nell’attaccare il canestro dei Bulls, una soluzione che dovrà essere vista molto più spesso da qui in avanti se i Cavs vogliono davvero fare strada.

Oh Canada. Come incidere su di una gara segnando solo due canestri dal campo. L’iper-attività nei presso del ferro di Tristan Thompson ha messo a dura prova i lunghi di Chicago, spesso e volentieri costretti ad inseguire l’indemoniato canadese. 12 i rimbalzi alla fine, equamente suddivisi sotto le plance difensive ed offensive, dimostrandosi inoltre, ancora una volta, tra i migliori difensori dei suoi.

Iman. Dopo una buona prestazione nella prima partita, Iman Shumpert ha offerto un assai gradito bis ai tifosi di Cleveland. 15 punti con 4 triple, conditi da 7 rimbalzi, 3 recuperi ed un bello spavento, per i problemi all’inguine riscontrati nel terzo quarto. E’ riuscito a sopperire all’assenza di Smith nelle situazioni di catch&shoot, eventualità che la difesa Bulls non aveva preventivato.

Taj. Difficile trovare il migliore di Chicago, soprattutto senza volersi affidare ai numeri spesso fuorvianti dei tabellini. Menzionando Rose per statistiche complete in quasi tutti i settori e la scarica al ritorno dagli spogliatoi, il meno peggio per gli ospiti è stato probabilmente Taj Gibson. 11 punti, frutto di 5-5 dal campo, spesso con soluzioni ad alta percentuale. Nel marasma del primo tempo è stato uno dei pochi a metterci la pezza per i Bulls, pur finendo con un plus minus non proprio esaltante (-15).

FLOP

Crisi Franco-Ispanica. Non una bella serata per il front court titolare di Chicago, in balia degli avversari sin dalla palla a due. Joakim Noah non ha propriamente scintillato, con soli 4 punti e 7 rimbalzi, mai dimostrando quei lampi da vero leader della squadra. Se Parigi piange, Barcellona non ride. Pau Gasol ha fatto registrare cifre non tanto dissimili (11 punti e 4 rimbalzi), riuscendo però al contempo a sfigurare nelle rotazioni difensive. Urge un cambiamento allo United Center, non impossibile, anche a dispetto di qualche possibile problema tra i due (ed il coach).

Bulls ai blocchi di partenza. Non proprio uno scatto degno del migliore Usain Bolt per Chicago. L’atteggiamento dei Bulls per incominciare la partita non è stato certo molto rinfrancante, anche in una gara-2 in trasferta dopo aver vinto il primo episodio. Quasi volendo “restituire il favore” a Cleveland, i Tori si sono scavati una fossa da soli sin da subito, venendo sotterrati dai Cavaliers e chiudendo il primo quarto con un disavanzo di 20 punti. Non proprio l’approccio che faccia impazzire un noto adepto delle pratiche Zen come Tom Thibodeau.

The Human Tech Film. Come e meglio di Dominique Wilkins. Kendrick Perkins, ancora una volta, è riuscito a mettere il proprio marchio sulla partita, vedendosi fischiare l’ennesimo fallo tecnico della propria carriera. Con la stessa regolarità dei cinquantelli Wiltiani nel 1962, il prodotto di Ozen High School ha fatto scattare le mani della terna arbitrale a formare la “Grande T”. Non proprio una mossa intelligente, né, temiamo per Cleveland, l’ultima.

Alessandro Scuto

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