Categorie: Editoriali NBA

San Antonio Spurs – Oklahoma City Thunder, analisi di gara 3!

30 minuti. 6/7 dal campo per 15 punti, 7 rimbalzi, 4 stoppate. Numeri che danno soltanto in minima parte il senso di quanto abbia pesato il rientro di Serge Ibaka in gara 3, la prima disputata da OKC tra le mura amiche della Chesapeake Energy Arena. E di energia il congolese ne ha messa tanta sul parquet. La scossa necessaria per svegliare dei Thunder troppo assopiti nei primi 2 episodi della serie (qui e qui l’analisi delle precedenti partite).

Su entrambi i lati del campo. Il primo canestro del match è l’emblema di quanto siano cambiate le cose.

Pick and roll centrale giocato con Westbrook. La difesa degli Spurs è pronta al solito show del lungo, per poi ritornare ad accoppiarsi.

Anche in questo caso i nero argento invertono momentaneamente le marcature e Splitter si sposta cercando di impedire una linea di penetrazione diretta a canestro al numero 0. In questo caso però, a differenza di Perkins, Adams, Collison ecc, lasciare l’Ibaka di questa stagione solo a 6 metri dal ferro non è un’idea difensiva che paghi dividendi. Anzi.

Il recupero del giocatore brasiliano è complesso e tardivo. Il lungo congolese prende la mira e mette a referto i suoi primi 2 punti nella serie.

Certo è che se offensivamente allarga il campo, aggiungendo punti fondamentali allo sterile reparto lunghi dei Thunder, la vera differenza è innegabilmente quella che riesce a fare nei pressi del proprio ferro. L’esempio, i fermo immagine, sono dietro l’angolo.

Parker in palleggio è pronto a sfruttare il blocco di Spitter per battere (l’ennesima volta nella serie) Westbrook dal palleggio.

I Thunder accettano il cambio e Ibaka scivola lateralmente lasciando aperta una linea di penetrazione (freccia rossa). Com’è andata a finire? Al minuto 1:18 del video la risposta (la prima all’inizio della clip è l’azione precedente).

Col panorama difensivo decisamente cambiato e nuove spaziature offensive, i ragazzi di Scott Brooks sono riusciti ad invertire la tendenza di una serie a cui gli Spurs erano riusciti a dare una forte impronta. Con l’eccezione di un sempre più continuo Ginobili (forse il migliore in questi PO in casa San Antonio), le percentuali dal campo la dicono lunga sul rinnovato spirito difensivo di OKC.

Aver costretto i giocatori di coach Popovich ad un 36/91 totale di squadra al tiro è una vittoria che va ben oltre il semplice rientro in quintetto del numero 9. Successo figlio anche di scelte coraggiose e drastiche prese dallo staff tecnico dell’Oklahoma.

I 2 che ne hanno fatto le spese sono stati Collison e Sefolosha, fuori dal quintetto e soprattutto mai schierati sul parquet, in favore, oltre che del rientrante Ibaka, di Jackson (ben 37 minuti per il nativo di Pordenone) e di Lamb (rispolverato per l’occasione). Il risultato è stato un attacco non soltanto “concentrato” nelle mani di Durant e Westbrook (che hanno preso “soltanto” 19 tiri a testa), ma una divisione di responsabilità maggiore che ha costretto a lavorare più duramente ed in maniera meno efficace i texani.

Gara 4 adesso potrebbe essere il vero punto di svolta. Difatti, nonostante quanto visto di buono in casa Thunder, San Antonio è rimasta in partita per lunghi tratti dell’incontro nonostante non trovasse con continuità il fondo della retina. E per una squadra che per ben 8 volte ha tirato sopra il 50% dal campo in questa post season riuscire a ritrovare la mira non dovrebbe essere così complesso.

Tornare all’AT&T Center sul 3-1 sarebbe una sentenza semidefinitiva. Riaprire la serie portandola sul 2-2 vorrebbe dire rimettersi in corsa per Durant e soci. Stanotte alle 3 la soluzione dell’enigma.

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Stefano Salerno

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