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Washington-Indiana, romanzo capitale: Gara 3 si gira al Verizon

Capitale. Degli Stati Uniti e del basket. E’ la doppia veste che, per una notte, coprirà le fattezze di Washington, città tanto seducente dal punto di vista politico quanto casta sotto il profilo cestistico. Capitale, senza ipocrisia alcuna, è l’importanza di un terzo atto che coach Wittman sta preparando nei minimi dettagli. Tenere attaccata la spina è l’imperativo da seguire per correggere le recenti sbavature. I Wizards sono una squadra giovane e arrembante, ma per questo soggetta a farsi attrarre dagli eccessi. Guai abbandonarsi al più deleterio dei vizi capitali, quella superbia che dopo l’impresa di Gara 1 rischia di subentrare nella mente di Wall e soci.

Indiana un capitale l’ha ritrovato, supera i due metri e si chiama Roy Hibbert. Il risveglio del giamaicano ha radici psicologiche. A volte bastano le parole di un compagno e un laghetto d’acqua dolce per affondare i cattivi pensieri e cambiare rotta.

“Sono riuscito a scrollarmi di dosso le pressioni. Devo fregarmene delle attese, delle aspettative, dei pareri dei giornalisti. Riflettendo, ho capito che serviva maggiore aggressività. Martedì Paul George mi ha invitato ad una battuta di pesca, per scambiare due chiacchiere e catturare qualche spigola. Abbiamo riso, ci siamo divertiti. Lo ringrazio per la sua vicinanza, è un grande amico e non perde occasione per dimostrarmelo”

Dichiarazioni al miele quelle rilasciate dal 55 in conferenza stampa. Ma mentre il rischio diabete pervade il popolo dei lettori, le malelingue su presunti dissapori sono state tranciate di netto. Dietro un capitale che frutta, c’è sempre un capitalista che gongola. La faccia “happy” dell’America è quella di Larry Bird, in sintonia con Vogel circa le lodi indirizzate a George Hill. “La sua efficacia nei rimbalzi lunghi e la reattività sulle seconde palle ci garantiscono un ampio ventaglio di soluzioni offensive”. Senza dimenticare che il signorino ha disinnescato Wall infilandosi sottopelle e rendendolo innocuo. Remunerativo in Gara 2 è stato anche il trasloco di PG, che invece di prendersi cura di Ariza come accaduto all’esordio, ha preferito dirottare le sue attenzioni su Bradley Beal influenzandone drasticamente il rendimento. Della serie: il miglior attacco è la difesa. Non è la sagra dei luoghi comuni, ma semplicemente una verità supportata da un dato statistico. Nelle cinque sfide vinte dai Pacers in questi Playoffs, gli avversari non hanno mai oltrepassato i 90 punti. E’ questa la missione dei campioni della Eastern Conference: ringhiare senza sosta per costringere la capitale a capitolare.

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