Washington cade sotto i colpi di Hibbert. Indiana centra l’1-1 nella serie

C’era una volta Roy Hibbert. Fino a qualche ora fa era l’incipit della favola di un talento scomparso, annegato dalle ansie e dalle sue insicurezze. Come per magia, però, il protagonista ha ritrovato in 48 minuti tutta la sua eleganza, abbinata ad un’efficacia che qualsiasi mente razionale dava per smarrita. Già, razionale. Una parola che stride con il centro giamaicano e con Indiana, tornata in parità nella serie con Washington a seguito dell’ennesima inversione di tendenza. Ricercare l’equilibrio nel caos è la specialità di Frank Vogel, costantemente a cavallo tra sogno e incubo sulla scia dell’altalena vissuta contro Atlanta. E’ presto per sentenziare: i Wizards non erano fenomeni ieri e non sono brocchi oggi. Sono, quello sì, la perfetta trade-union che congiunge questi due estrmi opposti, ossia una buonissima squadra con dei limiti strutturali che solo i migliori Pacers possono mettere a nudo.

Con Stephenson ancora in ombra e West in versione ologramma, la differenza la marca Paul George. Anche lui, stranamente, segna col contagocce, ma riesce a incidere la sua firma sul parzialino di 8-2 che restituisce colore a una pallida Indiana. Eccezionale la prestazione difensiva di George Hill, capace di imbavagliare John Wall seguendolo ovunque e bloccandolo a quota 6 punti. Serata storta per Ariza, controfigura del cecchino ammirato in Gara 1, mentre salvano la faccia Beal e Gortat. Per il polacco 21 punti con un ottimo 10 su 15 dal campo, ma anche tanto mal di testa causato dalle invenzioni dell’Hibbert che non ti aspetti. Chissà che non sia stato il definitivo allontanamento di Andrew Bynum a ripercuotersi positivamente sull’autostima del centrone con il 55. Chiamatela pure coincidenza, ma i segnali portano tutti in quella direzione.