Categorie: Editoriali NBA

A NBA Carol, Quarto Quarto: Il Playmaker Del Basket Futuro

Paul dorme placidamente, cullato da un dolce sonno; nel frattempo, le lancette dell’orologio si muovono rapide, fino allo scoccare delle 5.00. Una folata d’aria risveglia il giovane che, aprendo gli occhi, inizia a chiedersi da dove possa essere giunto quello spiffero. Controlla porta e finestra che, tuttavia, risultano saldamente chiuse. Un secondo colpo d’aria scompiglia i capelli del ragazzo che, questa volta, intuisce la direzione di provenienza della brezza. Voltatosi verso la parete, non può fare a meno di notare che l’aria fuoriesce da un poster. Il manifesto, appeso al muro, è quello che immortala Kyrie Irving in azione, con la maglia dei Cavs. Il giovane si avvicina incuriosito alla raffigurazione; man mano che avanza, sente sempre più distintamente il pungente refolo. Giunto dinanzi al ritratto, Paul lo contempla, fino a quando Irving, prendendo vita, non inizia a muoversi; un braccio del giocatore fuoriesce dall’illustrazione ed afferra con forza il giovane, trascinandolo all’interno del poster. Il ragazzo si trova catapultato così nell’ennesimo palazzetto: si tratta, in questo caso, della Quicken Loans Arena di Cleveland. Si sta svolgendo un incontro, che vede contrapposti gli Oklahoma City Thunder ai Cavaliers padroni di casa. Dopo qualche secondo, Paul realizza che la partita appartiene alla stagione corrente; infatti, in maglia OKC sono presenti Russell Westbrook, Kevin Durant ma non James Harden, sostituito da Kevin Martin. Il piccolo Paul tuttavia non ha ricordi di questa sfida; anzi, è certo che questa non si sia ancora disputata. Osservandosi intorno, nota un quotidiano con riportata la data 2 Febbraio 2013. Il giovane intuisce meravigliato che ciò a cui sta per assistere è la proiezione di una partita che si giocherà solo in un prossimo futuro.

Paul osserva il tabellone e vede con grande sorpresa che a tre minuti dalla fine, la sfida è molto equilibrata: il punteggio recita infatti 101 a 100 in favore degli ospiti. Irving ha ora la palla in mano e grazie ad una serie impressionante di crossover, prima ubriaca e poi lascia sul posto il proprio difensore, in questo frangente Durant (non propriamente uno dei tanti). Riesce in questo modo a sgusciare tra il 35 dei Thunder e Ibaka, subendo fallo proprio da quest’ultimo. Il ball handling del giocatore di Cleveland è stato sbalorditivo: un doppio cambio di mano dietro la schiena, poi uno frontale, a seguire tra le gambe e ancora due volte davanti, prima arretrando e poi penetrando verso il cuore dell’area; una combinazione letale, soprattutto se eseguito con quell’incredibile rapidità. KD non può far altro che restare immobile e costringere il compagno di squadra a fermare con le cattive il play classe ’92. Entrambe le conclusioni a cronometro fermo vanno a bersaglio, regalando così un punto di vantaggio ai suoi. Nella metà campo opposta, Westbrook prova a rispondere con un piazzato dalla media distanza che, tuttavia, non viene accolto dal ferro. I ritmi di gara sono molto alti ed il numero 2 in maglia Cavs è perfettamente a suo agio con questa tipologia di gioco e lo dimostra appoggiando comodamente al ferro altri due punti, per sancire il tentativo di allungo dei padroni casa. Scott Brooks è costretto a chiamare timeout per cercare di porre un freno alle sfuriate offensive di Irving. Al termine del minuto di sospensione, gli ospiti guadagnano due tiri liberi, realizzati comodamente dal solito Durant. Il playmaker di Cleveland è però incontenibile e dopo aver battuto dal palleggio Westbrook riesce ad evitare il tentativo di stoppata di Ibaka alzando la parabola e segnando un altro difficilissimo canestro. Il numero 0 di OKC, probabilmente ferito nell’orgoglio, risponde dall’altra parte andando a referto con un comodo layup. Ma la risposta dei Cavs è ancora una volta affidata al giocatore di origini australiane che serve alla perfezione Tristan Thompson, dando così sfoggio delle sue ottime doti di passatore; a Thompson non resta che alzare la mano e segnare il nuovo più 3. Durant non ha alcuna intenzione di arrendersi e riesce ad impattare la partita a quota 108 grazie ad una complessa conclusione dalla lunga distanza. Oklahoma non può permettersi di perdere contro una squadra considerata modesta come quella dell’Ohio ma Kirye Irving ha deciso che quella partita dev’essere vinta. Per l’ennesima volta batte il proprio avversario diretto sfruttando un blocco; sul cambio difensivo, si trova ancora marcato da Serge Ibaka che rimane sul posto al seguito di una straordinaria esitazione del play in maglia gialla: troppo facile per Irving superare dal palleggio un giocatore di quella stazza! L’esito è ancora una volta scontato, altri due per Kyrie che appoggia al tabellone, indisturbato. Ad un minuto dal termine, KD sciupa il tiro che avrebbe permesso ai suoi il nuovo pareggio ed Irving non perdona l’errore del numero 35 avversario. Prende così la palla e, dopo un cambio di mano tra le gambe, spara in faccia a Westbrook una terrificante conclusione da tre punti; l’esplosione del pubblico non lascia dubbi sull’esito del tiro. Scott Brooks è costretto ad un nuovo timeout, all’uscita dal quale Durant va ancora a referto grazie ad un terzo tempo. 113-110 per Cleveland a 38 secondi dalla fine; la palla è saldamente tra le mani del numero due che prima ruba qualche secondo al cronometro dei 24 e poi decide di attaccare. Westbrook viene bruciato in partenza ancora una volta ed Irving ne approfitta, arrestandosi; sull’ennesimo aiuto di Ibaka, finta il tiro, facendo saltare inutilmente il numero 9 dei Thunders, prima di appoggiare morbidamente la conclusione al vetro. 115-110, partita “in cassaforte”. Importantissima vittoria per i Cavs e sontuosa prestazione del playmaker di casa, che segna 13 degli ultimi 15 punti di squadra; alla fine il suo referto personale ne conterà ben 35.

Paul è sconvolto da quello a cui ha appena assistito: Irving ha mostrato un repertorio offensivo completissimo, segnando in tutti i modi possibile e battendo praticamente da solo una delle principali contender per il titolo. La velocità di esecuzione, la prontezza di riflessi, l’incredibile controllo del pallone, la sensazionale capacità di sapersi costruire e mandare a bersaglio conclusioni impossibili per chiunque altro: tutte doti uniche. La cosa veramente sconcertante è che a fare ciò sia un ragazzo di appena 20 anni. Kyrie è Iverson 10 anni dopo, con la differenza che quello che “The Answer” faceva giocando da guardia, lui lo fa occupando il ruolo di playmaker; tutto ciò è emblematico per capire l’evoluzione del gioco nel corso di pochi anni. Allen I era considerato inadatto a ricoprire le vesti di numero 1 in una squadra, ma il suo inconfondibile e innovativo approccio alla pallacanestro ha spianato la strada a giocatori come Irving, Westbrook e Rose che, per molte caratteristiche, ricordano proprio l’ex stella dei Sixers.

Il giovane giocatore dei Sentinels inizia a riflettere su quanto sia cambiato il ruolo che lui stesso ricopre: prima a dettare legge erano giocatori come Bob Cousy, eccellenti passatori che dirigevano alla perfezione le operazione offensive della squadra dettando i ritmi di gioco. Poi la figura si è evoluta passando ad una sorta di ibrido come Chauncey Billups, play in grado gestire la situazione ma all’occorrenza pronto anche a realizzare canestri importanti, grazie ad ottime attitudini nel tiro perimetrale. Infine troviamo giovani come Irving, talenti straordinari, con tantissimi punti nelle mani, capaci di guidare da soli una squadra al successo. Il numero 2 dei Cavs, così come Westbrook, Rose e molti altri, è l’esempio lampante di questo mutamento che non è solo tecnico, ma anche fisico. Infatti, l’atletismo è una parte sempre più importante all’interno della pallacanestro; se per Cousy non era necessario esibirsi in pirotecniche escursioni aeree per essere decisivo, queste doti risultano quasi necessarie al giorno d’oggi. D’altro canto, ogni diversa tipologia di playmaker porta con se luci ed ombre e Paul lo sa bene; per questo motivo, trova impossibile ispirarsi completamente ad un giocatore in particolare tra quelli visionati nel corso di questa notte. Il dilemma sulla scelta del suo mentore sportivo lo attanaglia…quando all’improvviso ha un’illuminazione: il denominatore comune tra tutti gli straordinari atleti visionati è la spiccata leadership. Uomini così diversi tra loro per periodo storico e caratteristiche tecniche risultano comunque accomunati da un carattere carismatico. Paul finalmente ha capito: non importa quanto forte tu sia o quale sia il tuo stile di gioco, la chiave per essere un buon playmaker è la sicurezza che riesci a trasmettere ai tuoi compagni e per farlo devi tu stesso essere consapevole e convinto dei mezzi a tua disposizione. Il ragazzo sorride e Irving, che nel frattempo lo sta fissando, fa la stessa cosa. Il numero due dei Cavs prende per mano il giovane che, dopo aver chiuso gli occhi, si ritrova ancora una volta nel suo letto. La stanza è illuminata, il sole è già alto e l’orologio segna le 10.30. Una voce chiama il suo nome, è la mamma che, tornata dal lavoro, sta preparando la colazione. Paul esce dalla camera e scende in fretta le scale; tutta la casa è inondata dal fragrante profumo di pancake. In sala troneggia l’albero di natale, ora completamente addobbato, e sotto di esso vi sono svariati regali, tra cui un nuovo pallone da basket avvolto da un fiocco porpora. Tuttavia, per questo Natale ha già ricevuto il dono più grande che avesse mai potuto sognare e non gli importa se l’esperienza appena vissuta sia stata reale o solo frutto della sua fantasia. L’unica cosa che conta per lui è avere preso coscienza di cosa realmente deve fare per interpretare al meglio il suo ruolo con la maglia dei Sentinels. Buona fortuna Paul.

 

Un ringraziamento a Lorenzo Natoli di Studio&Comunicazione per l’immagine copertina.

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