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Il Mago, il Gallo e il Beli: il punto sui tre italiani d’Oltreoceano

Approfittiamo delle partite della notte, che hanno visto coinvolti tutti e tre i nostri connazionali (tutti con ottimi risultati, nonostante Bargnani e i suoi Raptors siano usciti dal campo ancora sconfitti), per spendere qualche parola sulla loro situazione e sulle loro ambizioni.

Partiamo da Belinelli, a detta di molti il meno “campione” dei tre, ma quello che più degli altri è uno specialista (tiratore puro in uscita dai blocchi), che è una di quelle cose che paradossalmente in Nba giocano a tuo favore (almeno per quel che riguarda il guadagnarsi minuti in campo), cioè l’avere delle caratteristiche ben definite nelle quali si eccelle. Il Beli non ha ancora dimostrato tutto il suo reale potenziale, visto soltanto in parte all’inizio dell’esperienza a New Orleans, quando ad armare la sua mano ci pensavano le “visioni cestistiche” di Cris Paul.

Con il passaggio a Chicago quest’anno, per la prima volta da quando è atterrato sull’altra riva dell’Atlantico, può pensare in grande e puntare ad essere protagonista con i suoi anche a Maggio inoltrato (Derrick Rose permettendo).

Stanotte, nella vittoria 87 -80 sui Minnesota Timberwolves, è stato per la prima volta decisivo da quando ha iniziato ad allenarsi in riva al lago Michigan, con i suoi 11 punti e soprattutto con le tre triple decisive nel quarto quarto. Anche lui sa che questa è la sua grande occassione e, conoscendo la sua determinazione, sappiamo che farà di tutto per non farsela scappare.

Passiamo a Bargnani, il “veterano” dei tre, alla sua settima stagione in Nba con la maglia dei Raptors, è ormai considerato da tutti l’All Star della squadra canadese.

Anche stanotte il Mago ha provato a caricarsi la squadra sulle spalle, giocando più di 40 minuti, prendendo 19 tiri e realizzando 23 punti (suo massimo stagionale). Non è bastato però ad evitare la quinta sconfitta stagionale, in una partita che nel secondo quarto, con un parziale di 32 a 7 da parte dei 76ers, ha decretato sostanzialmente la sua fine. Troppo poco le assenze di Lowry e Fields per giustificare l’ennesimo ko.

Il roster di Toronto continua a dimostrarsi ancora una volta poco profondo e privo di quel mix di talento e atletismo, fondamentale per raggiungere i playoff. Attorno a Bargnani ruotano buoni giocatori (Lowry e DeRozan), buoni prospetti (vedi Valanciunas), ma nel complesso Toronto non è ancora riuscita a trovare un “assetto base”, decisivo per chi vuole racimolare almeno 40 vittorie in stagione. Speriamo per il Mago che coach Casey riesca a trovare il prima possibile la quadratura del cerchio.

Infine parliamo di Gallinari e dei suoi Denver Nuggets, una delle squadre outsider ad Ovest la quale, citando le parole del Sommo Flavio Tranquillo “è una squadra che può essere sia da terzo posto, sia da decimo posto a Ovest”. E, prendendo a prestito anche le parole di Buffa, “la prima cosa che ti chiedono ai Nuggets è sei hai un ruolo ben definito, se non ce l’hai allora sei dei nostri”. Gallinari, che tendenzialmente gioca da tre, è uno di quei giocatori che rientra in questa categoria. 208 centimetri, eccellente tiratore da tre punti, sa mettere la palla a terra, può tranquillamente giocare anche da quattro, insomma, uno di quelli che piace tanto a coach Karl. Ed è anche per questo che in questa stagione in Colorado si sta puntando forte sul talento di Sant’Angelo Lodigiano, facendogli prendere tiri e responsabilità sempre crescenti.

Stanotte, nella vittoria sui Warrios per 107 a 101, Danilo è stato decisivo con i suoi 21 punti, ma soprattutto segnando 5 punti negli ultimi 36 secondi della partita, arrivata all’overtime, rispondendo presente per la prima volta in stagione alla richiesta di diventare determinante e decisivo per la squadra di Mile-High City.

Gallinari ha tutte le potenzialità e le possibilità (visto il contesto in cui sta giocando) di diventare quello che, prendendo a prestito un termine calcistico, definiremmo un “top player”. Speriamo tutti che riesca a farlo.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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