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SALARY CAP NBA

1.1 DEFINIZIONE ED EVOLUZIONE DEL SALARY CAP

Il Salary Cap è un sistema con il quale si decreta l’ammontare di denaro totale che ogni franchigia può pagare per gli stipendi dei giocatori presenti all’interno del proprio roster. Per franchigia intendiamo una società professionistica operante all’interno di una determinata lega sportiva. Con l’avvento del Salary Cap si vuole proteggere l’equilibrio economico delle franchigie, ma specialmente mantenere viva ed equilibrata la competizione tra queste, dettando regole e principi che le diverse società debbono rispettare durante la costituzione della propria squadra, pena il pagamento di una sorta di penale che si attiva dal momento in cui si oltrepassa un certo limite.

Tale sovrattassa viene definita come “Luxury Tax” e la analizzeremo attentamente nei capitoli successivi. Da sottolineare come il Salary Cap venga utilizzato con grande successo nello sport nordamericano; di fatto tutte le leghe professionistiche americane più importanti prevedono l’uso del Salary Cap come strumento di regolazione. E’ il caso della NFL, ossia il campionato di football americano, dove tale modello è stato avviato, e mai più abbandonato, nel 1994; della MLB, campionato di baseball americano, della NHL, campionato professionistico di hockey sul ghiaccio, della MLS, ossia il maggior campionato di calcio statunitense, e come detto della NBA, su cui concentreremo la nostra attenzione. Anche l’Australia segue l’esempio nordamericano: il Salary Cap è fissato nel rugby (NRL), nel football (AFL), nel calcio (A-League) e nel basket (NBL).

Situazione un po’ più complicata in Europa, dove il tetto salariale è presente solamente in alcuni campionati professionistici di rugby, come quello francese, gallese e inglese. Negli ultimi tempi si era parlato anche dell’introduzione di un tetto salariale nei principali campionati di calcio europei, ma l’estrema diversità tra il sistema sportivo americano e quello europeo rende difficile tale applicazione. Stiamo infatti parlando di due sistemi basati su due filosofie completamente diverse: le leghe sportive americane si caratterizzano per la mancanza di meccanismi di promozione e retrocessione, per l’inesistenza di ulteriori competizioni oltre al proprio campionato e per meccanismi di divisione delle entrate che differiscono dal sistema sportivo europeo. Quest’ultimo “al contrario prevede che i tornei nazionali abbiano meccanismi di promozione e retrocessione per le squadre partecipanti e che alcune di esse partecipino a tornei sovranazionali (coppe europee e intercontinentali)” [1].

Nella lega americana di pallacanestro, in cui operano e competono tra di loro ben 30 franchigie, il Salary Cap è stato introdotto per la prima volta nel 1946, per poi essere stato abolito l’anno successivo, ma nuovamente ripreso 40 anni dopo. Nella prima stagione l’ammontare totale del Cap era stato fissato entro i 55.000 dollari e la maggioranza dei giocatori guadagnava tra i 4.000 ed i 5.000 dollari all’anno. “Il cestista americano più pagato in quel periodo era Joe Fulks, il quale percepiva uno stipendio vicino agli 8.000 dollari annuali. Da non dimenticare anche Tom King che raggiungeva uno stipendio annuale totale di 16500 dollari”, questo perché ricopriva più ruoli all’interno della sua società: giocatore, direttore marketing e business manager dei Detroit Falcons. Il Salary Cap come lo intendiamo noi è stato ripreso e aggiornato in modo considerevole  nel 1983, con un accordo tra la NBA e la NBPA[2] , ossia il sindacato dei giocatori NBA, che ha portato alla redazione del CBA[3], quest’ultimo trattasi di contratto collettivo stipulato tra le due associazioni sopra citate.

Il CBA definisce l’intera struttura del Salary Cap, quindi i conseguenti massimi e minimi salari, le regole per gli scambi, le procedure del Draft NBA e altre migliaia di sottigliezze regolamentari che andremo a sviscerare nel dettaglio successivamente. All’interno del CBA sono inoltre previste le linee guida sanzionatorie da applicare nel caso in cui vengano infrante le regole previste. Nella stagione 1983/1984 ambo le parti accettarono di divedersi gli introiti della lega. Questo accordo si rivelerà decisivo, tant’è che il limite del Salary Cap negli ultimi 30 anni ha continuato a crescere costantemente.

E’ inevitabile come un aumento del Tetto Salariare abbia comportato un frenetico incremento del salario medio dei giocatori: da 330.000 dollari della stagione 1984/1985, si è passati a 5.15 milioni di dollari degli ultimi anni.[4]

[1] G.Caselli, “L’economia dello sport nella società moderna”, Enciclopedia dello Sport 2003

[2] National Basketball Players Association

[3] Collective Bargaining Agreement

[4] Ultimo dato ufficiale registrato nella stagione 10-11

 

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