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Oklahoma City Thunder

Gli Utah Jazz stanno rovinando la vita di Russell Westbrook

Ovvero: come Quin Snyder sta facendo uscire gli Oklahoma City Thunder al primo turno. Di nuovo. E Westbrook è solo sull’isola. Di nuovo

Sette voti per Oklahoma City in sette partite. Quattro voti per Oklahoma City in sei partite. Un voto per Utah in sette partite.

Questi, a poche ore dall’inizio dei Playoff, erano i pareri di dodici membri della redazione di NbaReligion che avevano cortesemente fornito i propri bracket per poi vederli sfumare in un nanosecondo (per dovere di cronaca, il sottoscritto fa parte dei quattro voti per OKC in sei partite, ed è già stato smentito da Rubio e compagni).

Se certamente non solo all’interno della nostra redazione, ma un po’ ovunque in giro per il mondo, OKC era data per favorita nel primo turno contro i Jazz, è interessante scoprire che l’unico voto contro i Thunder è arrivato dall’autore della nostra preview sulla serie.

Questo vuole forse dire che lui è un genio e siamo stati tutti ciechi a pensare che Billy Donovan riuscisse a risolvere tutti i problemi della sua squadra una volta arrivati ai Playoff? Può essere. Ma procediamo con ordine.

I Thunder hanno cominciato la serie davanti al pubblico di casa trascinati da una prestazione surreale di Paul George (autoproclamatosi Playoff P nella conferenza stampa pre-partita), che prima della fine del terzo quarto era a quota 32 punti e ha poi chiuso la gara con 8/11 al tiro da 3 punti. Questa prestazione dell’ex Pacers, unita a una serata in cui Utah ha inspiegabilmente fatto prendere 18 tiri a Ricky Rubio (di cui più di una dozzina nel primo tempo), il quale ne ha realizzati soltanto 5, tende a spiegare piuttosto bene il 116-108 con cui OKC ha illuso tutta la lega.

Gara 1 in sei secondi: OKC attacca a difesa schierata, ma George non se ne accorge e infila qualsiasi cosa.

Nella seconda partita alla Chesapeake Energy Arena, però, cambia letteralmente tutto. Dopo aver guidato Utah in punti segnati per tutta la regular season, Donovan Mitchell si carica i suoi sulle spalle anche ai Playoff nonostante un infortunio al piede in Gara 1. Il risultato sono 28 punti con 10-25 dal campo e vittoria per i suoi 102-95, serie sull’1-1.

Eppure, la prestazione del sarebbe-stato-se-non-ci-fosse-Simmons Rookie Of the Year tende a non decollare fino al terzo quarto, lasciando i suoi senza una vera guida offensiva per tutto il primo tempo. Ma nel momento di difficoltà degli avversari, ecco pronta la cavalleria di OKC a riequilibrare le carte in tavola; se in parte i buchi iniziali di Mitchell sono compensati dall’ottima serata di Rubio (22 punti) e Favors (20 con 16 rimbalzi), non può passare inosservato che durante Gara 2 i (cosiddetti) Big Three dei Thunder tirino complessivamente 19/58 dal campo, equivalente al 32.7%. Quando da nessuno tra Russell Westbrook, Paul George e Carmelo Anthony è arrivata una prestazione sopra le righe, in regular season, i Thunder hanno faticato molto. Questo, unito ai soli 22 minuti giocati da uno Steven Adams tanto vitale quanto vittima di problemi di falli, ha fatto sì che i OKC perdesse il fattore campo, dirigendosi verso Salt Lake City con il vento a sfavore.

Ah, ciliegina sulla torta: nel quarto quarto di Gara 2 il trio George-Westbrook-Anthony tira con 0/14 dal campo.

Gobert torna a essere un fattore su entrambe le metà campo, rendendo un inferno la vita di OKC anche sulla difesa in transizione

Con lo spostamento delle due squadre nello Utah, a Salt Lake City, si apre il capitolo su Russell Westbrook. La point guard, e indiscusso leader dei Thunder, sta attraversando una delle peggiori post-season in carriera, e se i 29+13+8 di Gara 1 facevano ben sperare, e il  7/19 dal campo della seconda partita sembrava solo un incidente di percorso, ignorare gli indizi durante le due gare nello Utah è impossibile.

Durante Gara 3 l’MVP in carica ha sofferto il back-court avversario formato da Rubio e Mitchell in ogni sua forma, e per quanto i due siano migliorati incredibilmente durante la stagione stiamo pur sempre parlando un rookie e un giocatore alla prima esperienza ai Playoff, dopo sette anni di carriera NBA. L’elemento che più di ogni altro ha differenziato Westbrook dai suoi pari ruolo negli anni, e lo rende sicuramente uno dei primi cinque della lega, è la capacità di effettuare giocate in teoria piuttosto basilari (attaccare il ferro in solitaria, arrestarsi per un jumper dalla media o giocare un pick-and-roll con Steven Adams) ma di farlo a un velocità irraggiungibile per chiunque altro. Se la velocità di Westbrook è impareggiabile, però, così è anche la capacità di Rudy Gobert di difendere sia il ferro che l’area occupando da solo lo stesso spazio che normalmente competerebbe a due difensori diversi. Mettendo sotto la lente di ingrandimento proprio il pick-and-roll, una delle armi più usate dal #0 dei Thunder vista la crescente coesione con Steven Adams nelle ultime due stagioni, salta all’occhio come nelle giocate a due, in questa serie, Westbrook produca solamente 0.39 punti per possesso. Sono gli stessi numeri messi insieme da Damian Lillard quando marcato da Jrue Holiday e Rajon Rondo durante Pelicans-Blazers. Ricordate com’è andata finire?

Westbrook non riesce a incidere in attacco contro una difesa che sa benissimo cosa aspettarsi da lui, e dall’altra parte tutti i suoi limiti difensivi (più mentali che tecnici) sono usati da Utah per rendere nullo anche George.

Volete un’altra ciliegina sulla torta? Nei quarti quarti di Gara 2 e 3, Westbrook ha segnato 3 punti. Mitchell 23. OKC 102-115 Utah, serie sull’1-2.

Dopo la sconfitta in Gara 3, durante la quale Westbrook ha perso in ogni modo possibile il duello individuale con Rubio (che realizza una tripla doppia da 26 punti, 11 rimbalzi e 10 assist), alla point guard dei Thunder viene chiesto cosa si aspetta dall’avversario nella partita successiva. La risposta è eloquente:

La traduzione sul campo delle parole del #0 (letteralmente: “Vi garantisco che una s*******a del genere non si ripeterà) si rivela però semplicemente una voglia di giustizia privata nei confronti del playmaker catalano (per non si sa quale crimine, quello di aver realizzato una tripla doppia?). Westbrook vota la propria Gara 4 ad attaccare fisicamente Rubio in ogni occasione possibile, decisione che lo porta a collezionare quattro falli prima della fine del secondo quarto. I Thunder non riescono mai a mantenere il controllo nervoso della gara, ad eccezione forse del primo quarto, e a Utah non serve che continuare ad eseguire il piano partita dei due round precedenti per portare a casa un comodo 113-96 e andare in vantaggio 3-1, trascinata da un Donovan Mitchell sinistramente impressionante.

Vedere per credere:

I Thunder sono stati eliminati al primo turno dei Playoff nella scorsa stagione, quando armati del solo Westbrook non riuscirono a superare i più attrezzati ed efficienti Rockets di James Harden. Se in quel caso l’eliminazione era arrivata in modo quasi aspettato, dopo le trade blockbuster effettuate quest’estate non avanzare al secondo turno sarebbe quasi tragico, mettendo punti interrogativi cubitali sul futuro della squadra.

George vorrà rimanere in una situazione così caotica? Melo eserciterà l’opzione per rimanere un altro anno e quindi intasare il cap con i suoi 28 milioni? E guardando agli avversari, Utah riuscirà a raggiungere lo status di contender che, vista la qualità dei giocatori in campo e di uno dei migliori allenatori in circolazione, le compete? Gara 5 ci darà queste e molte altre risposte, forse, ma se per i Jazz il futuro non è mai sembrato così roseo, Oklahoma City rischia di entrare in una crisi peggiore di quella dell’addio di Kevin Durant.

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