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San Antonio Spurs

Dejounte Murray San Antonio Spurs una storia già vista

La continuità di Aldridge, l’immortalità di Ginobili, la solidità di Mills; i soliti speroni, ma a sorprendere ora potrebbe essere la guardia di Washington

Il Draft è pur sempre una lotteria, composta da tanti fattori, bisogna essere fortunati e scaltri allo stesso tempo sapendo che alcune volte si rischia e si può sbagliare, soprattutto se come i San Antonio Spurs si sceglie piuttosto in fondo da diversi anni.

Scegliendo sempre tra gli ultimi può capitare di non trovare per diversi anni del materiale futuribile, ma se negli ultimi 19 anni tiri fuori giocatori come Manu Ginobili (57°), Tony Parker (28°) Tiago Splitter (28°) George Hill (26°) Kawhi Leonard (15° scambiata con i Pacers i cambio di George Hil) vuol dire che, oltre ad una grande capacità di RC Buford vedere del potenziale dove altri non lo vedono, c’è un grande allenatore con il suo staff in grado di far emergere questo potenziale per farne degli All Star o dei giocatori di grande solidità NBA.

Ora in casa Spurs sembra si stia lavorando molto su un altro talento, quello di Dejounte Murray: Il giocatore è stato scelto alla 29esima chiamata dagli Spurs increduli che la combo-guard fosse ancora disponibile viste le sue caratteristiche fisiche e la stagione NCAA ai Washington Huskies chiusa a 17 punti 6 rimbalzi e 4 assist di media. Fortuna e acume ancora una volta.

Dejounte Murray è il prototipo di nuova Point Guard, 1,96 metri per 80 kg con un’ apertura di braccia spaventosa di 208cm che ne fanno un’atleta sopra la media.

Come per molti giocatori agli Spurs il primo anno di gavetta è sempre fatto di comparsate di pochi minuti in cui Coach Popovich testa la presenza dei propri nuovi giocatori che devono essere bravi a farsi trovare pronti, perché prima o poi in una stagione così lunga un’occasione vera di giocare tanti minuti può arrivare in ogni momento e cosi è stato per Murray.

19 Gennaio. Tony Parker infortunato e prima partenza in quintetto di Dejounte Murray che gioca 34 minuti realizzando 24 punti tirando 7/11 dal campo e 7/7 ai liberi; dopo questo esordio nello starting five altre tre partite  in 4 giorni contro Cavs, Nets e Raptors chiuse a 13 punti di media e l’idea non più solo degli Spurs che potesse essere stata nuovamente una grande scelta al draft. Altri indizi c’erano stati ai playoff quando, dopo l’infortunio di Parker nella serie con i Houston Rockets, il giocatore aveva chiuso la decisiva gara 6 con una doppia doppia da 11 punti 10 rimbalzi e 5 assist e giocato una positiva serie contro i Golden State Warriors chiusa a 8 di media con 4 assist in una squadra in estrema difficoltà con le assenze del play francese e di Kawhi Leonard.

Dopo una stagione in cui aveva mostrato sprazzi di talento gli Spurs e gli addetti ai lavori esterni alla franchigia lo aspettavano al varco all’inizio di questa regular season in cui, con Parker ancora infortunato, avrebbe avuto ancora le chiavi del quintetto dei texani e l’inizio non poteva essere migliore: una quasi doppia doppia di media con 13 punti 9.7 rimbalzi, 5 assist e il 57% dal campo.

Ci sono ancora gli errori, le palle perse, le forzature figlie dei soli 21 anni, ma ancora una volta è la sicurezza e la solidità in campo che impressionaa di qualsiasi giocatore degli Spurs e nel suo caso anche le doti atletiche che ne fanno un potenziale difensore di alto livello (con un maestro come Leonard da cui imparare).

L’ultima partita contro i Raptors chiusa con 16 punti 14 rimbalzi e 6 assist oltre alle cifre è stata un clinic difensivo in cui Dejounte Murray ha completamente escluso dal gioco un attaccante come Lowry, tenuto a 8 punti con 3/11 da tre e soli tre assist.

La stagione è lunga, tra poco dovrebbe tornare dall’infortunio Parker e l’ex Washington dovrà dimostrare di saper essere efficiente anche con un minutaggio inferiore, resta il fatto che in un’estate in cui gli Spurs erano stati criticati per le loro scelte di mercato, (vedi Paul e Lowry) ancora una volta sembrano averci visto più lungo di molti altri.

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