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di Eliseo Galli
Nel 2014 Steve Ballmer acquistò i Clippers per 2 miliardi di dollari, dopo lo scandalo razziale che colpì il precedente propretario Donald Sterling. Oggi i Clippers sono valutati esattamente lo stesso: il brand (continuamente oscurato dai cugini Lakers) vale 247 milioni e lo Staples 349 milioni; gli aspetti sportivi e di mercato sono nettamente più redditizi, valutati rispettivamente 675 e 729 milioni di dollari. Due aspetti sono curiosi: il primo, la scorsa stagione i Clippers sono stati visti solamente in 57000 televisioni sul totale di 5.5 milioni di televisori nell’area di Los Angeles. Secondo, i Clippers sono una delle sole tre squadre a non registrare profitti la scorsa stagione: per spese dovute alla luxury tax, la squadra ha perso circa 12 milioni di dollari.
#5 Boston Celtics
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di Marco Alocci
Nel 2002 i Boston Celtics furono a sorpresa rilevati da una cordata guidata da Wycliffe K. Grousbeck e Stephen Pagliuca per 360 milioni di dollari. Al netto della rivalutazione economica a seguito dell’inflazione oggi i Boston Celtics valgono più di 2 miliardi di dollari (2,2 per la precisione). Il grande mercato di Boston (che genera da solo quasi un miliardo di dollari) e il rinnovo fino al 2021 della partnership con il TD Garden (341 milioni di introiti) hanno molto giovato alle tasche dei “verdi”. Le entrate relative all’ambito sportivo (600 milioni) e quelle del brand, uno dei più apprezzati dai consumatori di prodotti NBA, completano il valore dei Celtics. Cosa manca? Il tanto atteso ritorno al titolo.
#4 Chicago Bulls
di Marco Alocci
Due miliardi e mezzo. Tanto valgono i Chicago Bulls post-Jordan e post-Rose. E pensare che Jerry Reinsdorf nel lontano 1985 spese appena 16 milioni di dollari (cifra ingente, considerando comunque la rivalutazione) per acquistarli. Il ricco mercato di Chicago vale da solo un miliardo di dollari per la franchigia di Windy City, con aspetti sportivi, brand e stadio a completare il quadro. Il valore dei tori rischia però di essere intaccato dalle recenti prestazioni ben poco convincenti rispetto allo straordinario passato: i rating televisivi sono ai minimi storici e i rischi di un ridimensionamento sono più che concreti.