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Orlando Magic

Orlando Magic Preview: l’agonia continua

A Orlando sta per cominciare l’ennesima stagione di Purgatorio: saranno capaci i rinnovati Magic di mettersi sulla retta via?

Dove eravamo rimasti?

Nelle sabbie mobili. Ed è risaputo, anche senza guardare Indiana Jones, che più ci si muove nelle sabbie mobili più si va a fondo. Negli ultimi cinque anni, davvero un secolo per una franchigia NBA, i Playoffs sono stati apprezzati dal divano, il record è sempre stato perdente e quattro allenatori hanno provato a capirci qualcosa, invano. I Magic ci hanno provato, davvero: hanno scelto Victor Oladipo nel 2013 con la seconda chiamata (ora l’ex Hoosiers è alla terza squadra NBA, ma era un Draft profondo e pieno di incognite), Aaron Gordon e Dario Šaric (poi divenuto Elfridio Payton) l’anno dopo. E intanto si continuava a perdere. Nel 2015 con la quinta chiamata l’ormai ex GM Rod Hennigan alza il tasso di rischio e va con Mario Hezonja dal Barcellona (perché si sono accorti, nel frattempo, che almeno una guardia presentabile sarebbe meglio schierarla). Per i soli parziali: con Hezonja è andata bene ma non benissimo, al più giovane GM della Lega (sì, Hennigan un giorno era un bambino prodigio), invece, è andata malissimo. Nei suoi cinque anni ad Orlando, il record canta 132-278, il peggiore nell’arco di un lustro nella storia del basketball club della Florida.

Le sabbie mobili, dicevamo. Appena finita la scorsa stagione, Hennigan è stato silurato. Uno dei suoi ultimi peccati è quello di scommettere tutto su Serge Ibaka, tanto da ritrovarsi con improbabili frontline titolari Gordon-Ibaka-Vucevic. Al suo posto John Hammond, reduce da 9 intensi anni da GM dei Bucks tra alti (il Greco, GM of the year 2009-2010) e bassi (due sole stagioni vincenti). Una stagione 2016-2017 con ben 29 vittorie ha portato in dote la sesta scelta all’ultimo Draft, che il nuovo GM ha speso per Jonathan Isaac, uno su cui vale la pena concentrarsi nei paragrafi a venire. Come ha caldamente previsto il presidente della basketball operations Jeff Veltman, Orlando deve stare molto attenta perché è una di quelle situazioni salariali molto Portland: si paga un casino per vincere pochino. La stagione incombente servirà alla dirigenza per affrontare con criterio le prossime estati, in cui le mosse possibili saranno poche (76 milioni di cap già occupati per la stagione 2018-2019) ed è più necessario che mai che vengano azzeccate tutte. I Magic stanno pagando contratti sbagliati e trade bizzarre. Bismack Biyombo è stato strapp(ag)ato ai Raptors un anno fa e costa ai Magic quanto Kyrie ai Celtics. Stesso discorso per Fournier, solo nel secondo di cinque anni a 17 milioncini l’uno. All’Amway Center si sono scordati di porsi la semplice domanda, uno o due anni: “Finirà l’età dell’oro, l’età dei contrattoni a Deng e Mozgov?” Sì, è finita. La prossima estate le squadre che potranno offrire contrattoni a destra e manca potrebbero contarsi sulle dita di una mano, e i Magic non sono tra queste. Un consiglio a Jeff e John: attenti alle foto!

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FlashbackFriday all’ultima stagione vincente dei Magic (ft. Jameer Nelson, JJ Redick e Ryan Anderson), dove Superman si ruppe, in estate prese un volo di solo andata per LA e addio dinastia.

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