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Chicago Bulls

George Gervin: “Fu Michael Jordan a farmi capire che era arrivato il momento di smettere”.

I due giocarono insieme per una stagione: nel 1985-1986 con la maglia dei Bulls

Michael Jordan il cannibale. Il mangia-titoli, il mangia-avversari, il mangia-compagni, anche leggendari, a quanto pare. A confermare l’assunto è nientemeno che George Gervin, quattro volte miglior realizzatore NBA con la maglia dei San Antonio Spurs, nonché talento top-10 della Lega alla fine degli anni ’70, nonché compagno di squadra di MJ ai Bulls nel 1985-1986, ultima stagione di Gervin in NBA e seconda di Jordan. Gervin, in una recente intervista rilasciata a The Post Game, ha detto di aver capito di essere “arrivato” proprio confrontandosi con la giovane e affamatissima superstar proveniente da North Carolina.

CAMBIO DELLA GUARDIA

Queste le parole di “Iceman”:

Quel figlio di putt@*@ di Jordan è fuori di testa. In allenamento giocava duro come in partita. Ricordo che proprio durante un allenamento mi disse: «lascia stare, siediti; sei finito» e io mi resi conto di essere davvero finito. Gli risposi: «io sono stato tra i migliori giocatori di basket al mondo per circa dodici anni. Ora è il tuo turno». Mi ritirai poco dopo.

Gervin, in realtà, non giocò affatto male in quella sua ultima stagione NBA. Chiuse con più di 16 punti di media, in 25 minuti a partita. Ma, a 33 anni d’età e con una nuova tornata di giocatori ultra-atletici e rampanti (Jordan stesso, Olajuwon, Barkley, Malone, Drexler, Ewing, Wilkins) appena entrati in NBA, si rese conto di aver fatto il proprio tempo. L’Iceman, nell’intervista rilasciata a The Post Game, continua così:

Sentivo che i Bulls e quella nuova NBA non mi appartenevano. Potevo ancora stare in campo, ma mi sentivo come dimezzato. Non ero quello di un tempo. Fui onesto con me stesso. Uno deve capire quando è il momento di dire basta. Nessuno di noi dura per sempre. 

Gervin, in sole 10 stagioni NBA (i primi quattro anni li trascorse in ABA) chiuse con ben 20.708 punti e nessun Titolo conquistato. Il figlio di putt@*@ che lo mandò in pensione, invece, prese molto sul serio le parole dell’Iceman riguardo al diventare uno dei migliori. Divenne il migliore, cannibalizzò l’NBA, e il resto è storia.

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