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Com’erano i giocatori NBA più famosi senza tatuaggi?

C’è un prima e un dopo nella vita, sempre. E i tatuaggi sugli atleti NBA non si sottraggono a questa logica

Migliorare la qualità del tiro. Mettere su del peso. Diventare il più possibile specialisti in ciò in cui si eccelle. Abituarsi mentalmente allo stress e alla routine delle 82 gare di regular season. Farsi dei tatuaggi.

Il processo di accesso e introduzione alla NBA prevede una scansione di tappe “fisse”, a cui è difficile sottrarsi. Una sorta di rito di iniziazione tecnico che sfocia poi nel riempire le braccia (e non solo) di colori ben diversi dal bianco latte dei Chris Andersen al nero pece dei Dennis Rodman.

A guardarli oggi, sembrano essere nati già così: pronti per la battaglia, con tanto di equipaggiamento stilizzato incorporato. In realtà, a fare il confronto tra prima e dopo, l’effetto è sorprendente.

Bonus track. Chris Andersen detto Birdman. L’immagine di copertina non rende del tutto giustizia. Queste sono ancora meglio.

ANDERSEN 2003 (ed era già in NBA!)

andersen-in-2003

ANDERSEN ORA

now-chris-birdman-andersen

(si, non saranno tutti così…)

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