Alvin Gentry è uomo che conosce la NBA come le proprie tasche, e il mestiere di allenatore ancor meglio. Dalle prime esperienze di coaching nel basket collegiale datate 1977, come assistant coach nei Colorado Buffaloes, Gentry ha fatto parte di alcune delle organizzazioni di maggior successo del basket a stelle e strisce: assistant a Kansas tra 1985 e 1988, poi stesso ruolo a San Antonio fino al 1990, la sua prima esperienza come head coach risale al 1995, quando ha ricoperto il ruolo del traghettatore ai Miami Heat (dove era stato assistant per i quattro anni precedenti) per 36 partite.
Da lì si è poi spostato ai Detroit Pistons fino al 2000 (divenendone head coach dal 1998), e a Los Angeles, sponda Clippers per altre tre stagioni. Nel 2003-2004 è stato assistant per i New Orleans Hornets, e dal 2004 al 2009 ha avuto lo stesso ruolo a Phoenix, prima di divenirne l’head coach tra il 2009 e il 2013. Poi altre due esperienze da vice-allenatore, la prima ai Clippers, la seconda a Golden State prima di ricevere la chiamata da New Orleans, che lo ha voluto sul pino.
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Va da sé che l’esperienza di Gentry è difficilmente quantificabile a parole e tutti questi anni di lavoro hanno lasciato la loro traccia sullo stile di gioco e l’idea di basket del nativo di Shelby, North Carolina.
Dopo un anno di ambientamento, travagliato dagli infortuni occorsi ai giocatori chiave del suo roster, Gentry avrà la possibilità, in questa stagione, di imprimere maggiormente la sua filosofia sulla squadra e di sfruttare appieno le caratteristiche di un Anthony Davis in continua ascesa. Se saprà anche riportare Evans alla forma dei suoi anni migliori, e far esplodere fin da subito il talento di Hield, Gentry potrebbe avviarsi alla stagione più positiva della sua lunga carriera.
