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Minnesota Timberwolves

Minnesota Timberwolves Preview: l’anno della svolta

Sono anni ormai che l’officina del Minnesota è al lavoro per forgiare nuovi talenti che portino la franchigia ai vertici della Lega. Ora, con giocatori del calibro di Karl-Anthony Towns, Andrew Wiggins e Kris Dunn, allenati da un signore della pallacanestro come Tom Thibodeau, quello che ci si aspetta da Minnie sono i risultati

Okay, le cose non saranno andate come sperato a livello di risultati sul campo, ma per fortuna l’NBA non è come le altre leghe, e anche se vai male, qualcosa ottieni comunque. E’ sicuramente questo il caso dei Timberwolves, che sono riusciti a sfruttare al meglio gli alti posizionamenti al draft e hanno portato in squadra le basi per il futuro, con gli arrivi di Wiggins, Lavine, Towns e Kris Dunn. E proprio da quest’ultimo parte l’analisi dei nuovi arrivati al Target Center.

Kris Dunn: quinta scelta assoluta all’ultimo draft, Dunn partirà inizialmente dalla panchina alle spalle di Ricky Rubio, ma avrà sicuramente ottime possibilità di ritagliarsi uno spazio importante durante l’anno. 193 centimetri di altezza per 100 kg di peso lo rendono membro a tutti gli effetti della nuova generazione di point guard, con un atletismo ben al di sopra della media e grande capacità di arrivare al ferro. Secondo i bookmaker sarà lui il rookie dell’anno, noi ci limitiamo a dire che gli ingredienti per un futuro radioso ci sono tutti.

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Brandon Rush: ‘vittima’ della firma di Kevin Durant con i Golden State Warriors, Brandon Rush ha cambiato aria e si è trasferito a Minnie, dove potrà sicuramente godere di una notevole considerazione come giocatore dalla panchina e ‘portatore’ di esperienza, viste le tantissime vittorie (e l’anello) collezionate negli anni con la squadra della baia. Una mossa intelligente da parte della dirigenza.

Jordan Hill: altro cambio di squadra per il prodotto di Arizona, che andrà a giocarsi quella che potrebbe essere la sua ultima chance di diventare importante all’interno di una squadra, dopo le esperienze quasi da ‘toccata e fuga’ degli ultimi anni con Knicks, Rockets, Lakers (dove ha passato però 3 stagioni) e Pacers. L’esperienza è dalla sua parte, il fisico lo sarà ancora per un po’ (classe ’87): la parola passa al campo.

Le firme estive, dunque, non sono state certo tra le più eclatanti, e bisogno che lo fossero non ce n’era, vista l’abbondanza di talento già a roster. Così come nessuno dei giocatori al centro del progetto o quasi (vedi Ricky Rubio, assillato da rumors di scambi per tutta l’estate) è partito. Il monte ingaggi è basso, la voglia di stupire tanta, gli errori commessi (almeno per ora) sono pari a zero.

IL MERCATO

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