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Offseason Preview. Toronto Raptors: #WeTheNorth

I Raptors sono reduci dalla miglior stagione della loro storia e nella mente del GM Ujiri si aprono diversi scenari, tutti accomunati dalla volontà di DeMar DeRozan. Migliorarsi sarà difficile ma in Canada la paura non sanno minimamente cosa sia.

#WeTheNorth. Ci si potrebbe fermare qui per capire che stiamo parlando di una franchigia diversa, caratterizzata da un senso di appartenenza estraneo allo sport a stelle e striscie. Indossare la maglia dei Toronto Raptors vuol dire rappresentare un paese intero, una comunità snobbata per anni e finalmente salita alla ribalta della scena. Non sono arrivati in fondo perché Lebron, beh è Lebron, ma la lettera del sindaco di Toronto alla CBS per chi scrive è qualcosa di sensazionale.

La stagione passata

Che Masai Ujiri, GM dei Raptors, si era mosso bene lo avevano capito bene o male tutti. Demare Carroll avrà anche chiesto un contratto importante ma è uno dei migliori 3&D in circolazione, Joseph ha portato un po’ di spurs culture in Canada e Scola continua ad essere un giocatore di sistema sottovaluto a 36 anni. I più storcevano il naso alla partenza di Amir Jhonson, ma nell’immaginario di coach Casey un lungo dominante come Valanciunas bastava in squadra. Poi più avanti scoprirà di averne un altro. La risposta dei Raptors allo small ball che imperversa nella lega è un ritmo incredibilmente basso (Pace di 92,9 penultimi nella lega), una tendenza a prendere tiri negli ultimi secondi dell’azione e difficilmente con spazio (solo 14,2% dei tentativi sono con più di due metri di spazio). In questo modo si esaltano le caratteristiche di due “penetratori” come Lowry e DeRozan, oppure con Joseph sul parquet a sgravare Lowry da compiti di playmaking, il campo viene spaziato benissimo e c’è terreno fertile per i prolifici tiratori della squadra come Ross, Patterson, Carrol e lo stesso Lowry. In regular season è una delle tattiche che riscuote più dividendi, anche perché le difese non sono così aggressive nella protezione del ferro e nei closeout dopo gli scarichi.

The Secret To The Toronto Raptors Offense

Nonostante un Carroll tormentato dal ginocchio destro e in campo per soli 26 incontri, Toronto chiude la stagione al secondo posto ad Est con tanto di miglior record nella giovane storia della franchigia (56-26). Mentalmente però i Raptors non sono ancora usciti da quella spirale di insicurezze e prestazioni mediocri che la accompagna ad ogni primo turno giocato (e non sono stati tanti) dal 2000 ad oggi. I Pacers sono una squadra allenata splendidamente da Vogel e bramosa di tornare ai piani alti della Eastern Conference. Vincono gara 1 in Canada, poi però perdono la 4 alla Bankers Life Fieldhouse con una prova difensiva dei Raptors da consegnare ora alla storia della franchigia. Dopo un agonica gara 5 con il tiro non convalidato a Hill si arriva alla sette dove il calore del pubblico e un DeRozan ai livelli abituali spingono Toronto alle semifinali. Era dai tempi della Vinsanity che non si arrivava così avanti, e un Air Canada Center gremito in ogni ordine di posto si faticava a vedere anche quando il #15 planava in viola. Prendendo per buone le parole dell’owner Tim Leiweke, una fanbase come quella dei Raptors in NBA non ce l’ha nessuno, il senso comune che pervade la franchigia canadese è unico. Contro gli Heat si ripete lo schema del primo turno; sconfitta alla prima, fattore campo riconquistato alla quarta e chiusa in sette. Forse la serie più bella di questi playoff insieme alla finale della Western Conference. Emerge il talento di un certo Bismack Biyombo, discreto difensore nei suoi anni a Charlotte ma nulla più, autentica muraglia a protezione del ferro in questi playoff. Con lui gli avversari segnano il 10% in meno, e anche se nella metà campo offensiva non è un fattore diventa ben presto imprescindibile nelle rotazioni di coach Casey. E come dargli torto.

Raptors

Le due star e l’intruso

Non è detto che senza l’infortunio di Valanciunas in gara 3 contro gli Heat avremmo assistito a questa esplosione del congolese, ma tant’è 26 rimbalzi in una partita di playoff li avevano fatti soltanto Howard e Olajuwon negli ultimi 32 anni. Lui li ha collezionati in gara 3 contro i Cavs, futuri campioni NBA. Rimane comunque storica la finale ad Est, sudata più del previsto da Lebron e compagni. I Raptors alla fine chiudono la stagione senza rimpianti, forse l’unica pecca è rappresentata dalle performance del dynamic duo, non ai livelli della regular season quando la palla ha iniziato a scottare. C’è anche da dire che con difese più aggressive il piano partita di coach Casey rischia di non essere congeniale, per quanto Lowry e soprattutto DeRozan siano ormai due All-Star a tutti gli effetti. In ogni caso il Front Office ha deciso di rinnovare per altri 3 anni il contratto di Dwane Casey, il minimo per il miglior coordinatore difensivo dopo Thibodeau che si aggira per i parquet statunitensi.

Il mercato

Inevitabilmente i pensieri di Masai Ujiri sono rivolti tutti o quasi su DeMar DeRozan. Le sirene che spingono il californiano altrove si fanno sempre più insistente man mano che il primo Luglio si avvicina. Knicks, Hawks, ma soprattutto Lakers vorrebbero convincere a suon di milioni il giocatore. Proprio il contratto che andrà a chiedere fungerà da ago della bilancia per Toronto; molto probabilmente sarà un max-contract che la franchigia canadese può arrivare ad offrire e ,a sentire DeRozan, quella rimane la scelta numero uno. Tuttavia il payroll dei Raptors è già abbastanza nutrito e un altro contratto importante può non essere disponibile. Il discorso riguarda Bismack Biyombo. Anche il centro congolese è legato emotivamente a Toronto e non vorrebbe abbandonare la nave, tuttavia l’incredibile postseason ha generato una reazione a catena che converge nelle richieste di Biyombo, attualmente oscillanti tra i $15 e i $17 milioni a stagione. Non avendo i Bird Rights sul giocatore, e quindi non potendo andare oltre il proprio salary cap, i Raptors rischiano seriamente di perdere per strada un possibile DPOY del futuro. L’unica alternativa per provare a tenerlo sarebbe organizzare una trade che coinvolga Valanciunas il quale dal prossimo anno entrerà in un contratto che lo porterà ad incrementare i suoi guadagni per 64 milioni in quattro anni (compresa una player option da 17 nell’ultimo). In ogni caso se i Raptors hanno offerto un contratto simile a Valanciunas è credibile che la franchigia punti molto sul lungo lituano e quindi sarà estremamente difficile trattenere Biyombo.

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Che non gli abbia detto due parole prima di salutarci…

Una volta sbrogliata la situazione sui due pezzi da 90, si può cominciare a rifinire un roster già competitivo, a cominciare dalla posizione di ala grande. Scola probabilmente non verrà confermato, Caboclo ancora non ha la fiducia di coach Casey, James Johnson non sembra in grado di giocare minuti consistenti (anche se Casey lo ha usato parecchio per contenere Lebron). Per non parlare dell’esperimento Anthony Bennet, riportato a casa per la redenzione e scaricato a Marzo dopo una manciata di presenze anonime nel suo Canada. Ci vorrà dell’immaginazione per non considerarlo la peggior prima scelta di sempre.

Di nomi per lo spot di 4 non se ne sono fatti, un giocatore tatticamente utile alla causa potrebbe essere Ilyasova anche se c’è il rischio che spari alto sulle richieste. Meglio quindi virare su un usato sicuro alla Terrence Jones, il quale si potrebbe essere stufato dell’afa texana. Oppure magari puntare qualche chips sul draft, continuando ad abbassare l’età media della squadra.

Il draft

Dopo Simmons e Ingram (non necessariamente in quest’ordine) può succedere di tutto e i Raptors, con la scelta numero 9 (gentile concessione dei Knicks nell’affare Bargnani), sono orientati verso un big man. L’anno da sophmore di Jakob Poeltl, 216 centimetri di austriaca spontaneità, ha confermato che il ragazzo è un ottimo interprete di pick and roll in entrambi i lati del campo. Sa correre, ha buoni margini per migliorare nella difesa a ridosso del ferro e le sue percentuali ai liberi sfiorano il 70%. Non male per un centro vecchio stampo. Tuttavia le abilità fuori dal pitturato sono un po’ carenti e se da 3 non tira proprio, anche dal mid-range non si fida del suo jumper. Un’alternativa valida è rappresentata da Deyonta Davis, freshman di Michigan State in grado di cambiare su tutti grazie alla sua mobilità anche lontano dal ferro. Oltre a un innata versatilità difensiva, lui sì che ha dimostrato di saper aprire il campo, dal momento che la sua meccanica di tiro è fluida ed efficace. Se migliorasse i movimenti in post potrebbe diventare un’arma difficile da leggere per qualsiasi difesa. Qualora poi dovesse arrivare alla 9 un certo Domantas Sabonis, sponsorizzato dal connazionale Valanciunas e legatario di un cognome pesantuccio, non vorrei per niente essere nei panni di Ujiri se dovesse passare anche lui.

L’altra scelta di Toronto è la numero 27 e in questo caso ci addentriamo nel campo delle ipotesi. La tenuta fisica di Carroll suscita un certo interesse verso le prestazioni di Timothe Luwawu. Nato ad Antibes, ha passato l’ultima stagione al Mega Leks in Serbia con cui ha collezionato 1,67 rubate a partita. È uno dei migliori tre difensori sulla palla dell’intero draft, ha collezionato intorno a se un hype atipico per un francese e Sbnation non spreca i titoli per attori non protagonisti. Ovviamente il problema di questi giocatori è vederli in un contesto diverso dal college basketball (Exum chi?) e per questo non necessariamente pronti ad un salto abissale come quello che porta al NBA. Eppure Ujiri ha dimostrato un discreto occhio in sede di draft, tanto vale aspettare il suo verdetto.

Scenari futuri 

Senza girarci troppo intorno questa è una delle squadre più pronte ad Est. Coach Casey ha dato un identità difensiva che incide nel corso della partita, Lowry e DeRozan sono nel loro prime, Norman Powell è già ora un ingranaggio importante e sotto l’egida di Casey può diventare un difensore difficilmente superabile. Anche se alla fine Biyombo dovesse migrare verso altri lidi, l’hardware dei Raptors rimarrebbe uno dei più affidabili anche per la prossima stagione. Diventerà interessante invece vedere quello che succederà nell’estate 2017. Se continuerà su questi livelli, le possibilità che Lowry eserciterà la player option rasentano lo zero, la società dovrà decidere se puntare forte sui giovani Nogueira, Caboclo e Powell tra contratti non garantiti e team option, e anche il problema DeRozan si potrebbe ripresentare. Non è fantabasket infatti pensare che il #10 decida di firmare con Toronto per un solo anno, esplorando una free agency ancora più ricca nel 2017. A quel punto incrocerebbe il suo destino con l’amico Lowry, anche lui libero di firmare con qualsiasi franchigia. Quindi per il momento il GM Ujiri potrebbe anche decidere di non appesantire eccessivamente il payroll, andando addirittura a cercare qualche acquirente interessato ai $10 milioni di Terrence Ross, attualmente il più sacrificabile sull’altare del salary cap. Tornando al più immediato futuro Toronto ha l’obbligo di trattenere DeRozan e riconfermarsi come una delle prime quattro forze ad Est. Bissare le 56 vittorie sarebbe già una piccola impresa ma in Canada non hanno intenzione di porsi limiti, con buona pace della CBS.

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