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Austin Rivers svela alcuni dettagli sul rapporto con suo padre Doc

Austin Rivers: “Mio padre è una persona molto riservata”.

“Se qualcosa può andar male, andrà male.”

La legge di Murphy sembra applicarsi in maniera più che idonea ai Los Angeles Clippers – sull’orlo dell’eliminazione dai playoffs per mano dei Portland Trail Blazers -, che hanno perso per infortunio sia Chris Paul che Blake Griffin.

Nella conferenza post-partita di mercoledì Doc Rivers, coach dei Clippers, si è lasciato andare rispetto ai propri “standard” e ha parlato con grande emozione, facendo riferimento anche al suo stretto legame con la sua defunta madre. Successivamente Austin Rivers, figlio e giocatore di Doc, è intervenuto facendo luce sia sull’emotività del padre che sul suo rapporto con lo stesso:

Sua mamma rappresentava per mio padre una roccia alla quale appigliarsi. Mio padre è una persona molto riservata. La sua vita al di fuori del basket non la condivide con nessuno. Lui non condivide la vita al di fuori della pallacanestro nemmeno con me. Per questo motivo lui ed io siamo molto distanti in certi aspetti della vita privata. In realtà il nostro rapporto è molto profondo e radicato principalmente sul basket. Un sacco di gente pensa che il nostro rapporto sia quello normale che intercorre tra padre e figlio, ma non è affatto così. Nei miei primi anni di vita lui non c’è stato mai perché era ancora un giocatore professionista e viaggiava molto. Per me non è stato un peso, perché con il tempo ho imparato ad accettare questo lato riservato del carattere di mio padre. L’unica persona con la quale si sia veramente aperto è stata mia nonna. La morte di sua mamma è stata una mazzata tremenda per lui, molto di più se comparata alla morte del padre o alle vicissitudini riguardanti il caso Donald Sterling. Mi chiedete cosa ne penso a proposito delle capacità da allenatore di mio padre? Doc Rivers è un coach fenomenale: quando lui parla in spogliatoio, tutti rimangono in religioso silenzio e lo stanno a sentire molto attentamente. Riesce a trasmettere una positività ai suoi giocatori che non ho mai riscontrato in nessun altro altro allenatore nel corso della mia carriera. Sono sicuro che riusciremo a ribaltare la serie contro i Blazers, anche senza due totem come Chris e Blake.

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