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Memphis Grizzlies

San Antonio Spurs-Memphis Grizzlies – Le Pagelle

Troppi Spurs per i Grizzlies, San Antonio vince Gara-1. Parker e soci sbrigano la pratica Memphis senza troppa fatica, niente da fare per gli incerottati Grizzlies di Coach Joerger.

Serviva la gara perfetta per emulare l’impresa dei Warriors a San Antonio, ma dai 32 punti di scarto sul tabellone capiamo immediatamente che qualcosa è andato storto in casa Grizzlies.

SPURS

Tony Parker 8: l’aria dei Playoff lo riporta indietro di qualche anno e l’ex MVP delle Finals inizia a scorrazzare per il parquet, smazzando assist e concludendo al ferro come ai vecchi tempi, il tutto senza che qualche avversario tenti di ostacolarlo. Guida i suoi con sicurezza e senza troppi affanni.

Danny Green 5: 100% da oltre l’arco non è cosa da tutti, ma se i punti a referto sono soltanto 3 il trucco è ben presto svelato. Per distacco il meno brillante dei suoi, anche in difesa fa fatica a contenere uno sfavillante Carter, alimentando dubbi sulla parentela con il cecchino 3&D di qualche anno fa.

Kawhi Leonard 8,5: i tifosi possono stare tranquilli, il futuro degli Spurs è in ottime mani. Dopo un inizio dirompente si prende qualche minuto di pausa, per poi tornare a fare la voce grossa; sembra essere in totale controllo della gara, come solo i grandi sanno fare. In difesa porta via palla agli avversari con disarmante facilità (4 rubate con annesse schiacciate in contropiede), in attacco è sempre più determinante, ma ormai non è una novità.

LaMarcus Aldridge 7,5: partenza altalenante per il free agent più ambito della scorsa estate. Qualche errore (anche grossolano) di troppo si alterna con frequenza ad azioni degne di nota, ma col passare dei minuti prende fiducia e si dimostra implacabile in post. Encomiabile la stoppata con cui cancella un Randolph lanciato a canestro

Tim Duncan 7: Pop lo risparmia in vista della volata finale, ma sul parquet The Big Fundamental detta ancora legge. Poco appariscente come al solito, tremendamente efficace come al solito.

Manu Ginobili 6: 2 punti per uno come lui sono un magro bottino, tuttavia per lui vale lo stesso discorso fatto pocanzi per l’amico Timmy. Intelligenza tattica al servizio della squadra, chi oserebbe mettergli un’insufficienza? Io no di certo.

Patty Mills 7,5: è lui a tirare avanti la baracca quando Parker si siede accanto a Popovich. Autentico trascinatore della second unit, è l’emblema della lunghissima panchina degli Speroni. Tiro da 3, palle rubate, lucidità sopra la media e anche qualche rimbalzo, cosa chiedergli di più?

David West 5,5: gara non del tutto sufficiente quella del veterano West. A rimbalzo fa la sua parte, ma da uno come lui è lecito pretendere qualcosina in più soprattutto nella metà campo avversaria. Per sua fortuna giocare male in un sistema come quello degli Spurs è un’impresa pressoché impossibile.

Boris Diaw 5,5: prestazione sulla falsa riga del collega West, ma le sue mani sopraffine gli permettono di distribuire 5 assist. Anche da lui ci si aspetta di più dal punto di vista offensivo, soprattutto quando si alzerà l’asticella della difficoltà; non è il Borista che tutti conosciamo, ma per stasera basta e avanza.

Kyle Anderson 5: se in 15 minuti di garbage time il tabellino rimane miseramente arido di punti, al netto di un discreto impegno in difesa, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Non è dal prodotto di UCLA che Popovich si aspetta la svolta di una gara, ma 1 assist e 2 rimbalzi sono davvero poca cosa per un ragazzo promettente come lui.

Kevin Martin 7: ultimo quarto giocato con la mano decisamente rovente per l’ex guardia di Minnesota. 2 triple a bersaglio su 3 e 10 punti totali in 12 minuti di gioco, a dimostrazione dello strapotere della panchina Spurs, ennesima arma nelle sapienti mani del generale Popovich.

Boban Marjanovic 6,5 l’indiscusso re del garbage time texano entra subito in partita mettendo a segno 4 punti nel giro di due azioni. Sulle ali dell’entusiasmo calca troppo la (gigantesca) mano con qualche conclusione forzata, ma complessivamente il centrone serbo dimostra di poter essere un valido backup dei lunghi texani.

Jonathon Simmons s.v.

GRIZZLIES

Jordan Farmar 5: Mike Conley a bordocampo non può far altro che osservare impotente il suo indegno sostituto. Non riesce a far girare la squadra come dovrebbe e  nella sua metà campo Parker si rivela uno scomodissimo cliente, per cui decide di mettersi in proprio e manda a bersaglio 2 triple, che tuttavia non cancellano le numerose imprecisioni.

Matt Barnes 4,5: per chi non lo sapesse, Kawhi Leonard non è esattamente l’avversario ideale in una serie dei Playoff. Detto questo, il Barnes della recente tripla doppia sembra un ricordo sbiadito di svariati anni fa.: quando prova a difendere con intensità Kawhi lo punisce, quando si propone offensivamente Leonard lo chiude; non sorprendiamoci dunque se sembra poter esplodere da un momento all’altro, giocare contro il 2 degli Spurs farebbe perdere la pazienza persino al Dalai Lama.

Vince Carter 8: la carta d’identità giura che sia nato il 26 gennaio 1977, ma l’arzillo Vince stasera dimostra almeno 10 anni in meno. Entra fin da subito in modalità “Half Amazing” provando più volte a suonare la carica, ma si ritrova a predicare nel deserto di San Antonio. Peccato che la stagione dei Grizzlies sembri giunta a poche fermate dal capolinea, Vinsanity ha ancora molto da dare.

Zach Randolph 4,5: si sa, da un grande potere derivano grandi responsabilità. Z-Bo tenta dal primo minuto di caricarsi la squadra sulle spalle trovando qualche spunto interessante sottocanestro, ma la crescita esponenziale di Aldridge e le continue forzature in attacco costringono il compagno di merende di Gasol ad alzare bandiera bianca prima del tempo.

Chris Andersen 5,5: tralasciando l’ottima prova a rimbalzo, specialità della casa, le differenze con il più giovane dei Gasol Brothers si vedono eccome. Non eccezionale in difesa, poco propositivo in attacco, anche lui è ben presto costretto a soccombere sotto i colpi di Leonard e soci, con buona pace del Grit ‘N Grind.

Tony Allen 5,5: costretto agli straordinari a causa delle importanti defezioni dei Grizzlies, paga il momento no della squadra con una performance non del tutto sufficiente. Nessuno si azzarda a chiedergli di fare il primo violino in una squadra (3 orribili tiri consecutivi nel terzo periodo sono in grado di dimostrarlo), ma anche in difesa sforna una prestazione non in linea con i suoi (altissimi) standard.

Xavier Munford 5: diciamoci la verità: ad ottobre nessuno avrebbe mai creduto che questo ragazzo potesse mai giocare 27 minuti in una Gara-1 dei Playoff. Il motivo è presto spiegato: 4 assist e 3 palle rubate rappresentano le uniche note liete in una partita decisamente anonima. E’ l’emblema della situazione in casa Grizzlies, partiti per la guerra armati di pistole giocattolo.

JaMychal Green 5,5: senza infamia e senza lode la prestazione del lungo dei Grizzlies, che probabilmente starà ancora cercando il pallone dopo un’insolita stoppata del Professor Ginobili. Non ha gli occhi della tigre che tutti si aspettavano dai Grizzlies alla vigilia, ma il discorso vale per tutti i suoi giovanissimi compagni.

Lance Stephenson 7,5: mezzo voto in più per la cattiveria agonistica che mette in campo in ogni singola azione. Parte con il freno a mano tirato per poi prendere confidenza col canestro; la voglia di dimostrare il suo valore talvolta lo porta a strafare e a mostrare segni di nervosismo anche nei confronti dei compagni, ma va detto che è l’ultimo a tirare i remi in barca.

Jarell Martin 5,5: trovarsi di fronte dei mostri sacri come Duncan, Aldridge, West e Diaw alla prima esperienza nei Playoff non dev’essere affatto facile, se consideriamo anche l’affollamento dell’infermeria di Memphis allora non possiamo far altro che giustificare il ragazzo. A dirla tutta in attacco non sfigura, ma in difesa la concentrazione non è massima.

P.J. Hairston 6: in pieno garbage time dimostra una buona personalità cercando spesso la conclusione e trovando qualche riscontro positivo, sufficienza di incoraggiamento.

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