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Boston Celtics, Ainge: “Non siamo una contender”. Ma i giocatori ci credono

I ragazzi del Massachusetts hanno raggiunto i playoffs dopo una stagione clamorosa e gli animi sono decisamente carichi: il GM prova a riportare un po’ di calma, ma i giocatori non credono di avere limiti.

Una delle sorprese più belle di questa stagione è quella che ci hanno confezionato i Boston Celtics; nonostante le buonissime cose che la franchigia, guidata da Coach Brad Stevens, aveva fatto vedere nel finale dello scorso campionato, ci si aspettava una stagione “tranquilla” e che invece si è tramutata in una meravigliosa realtà in grado di agguantare i playoffs (momentaneamente Boston è al quarto posto) e di potersela giocare con tutti.

Ma come viene vissuta in casa Celtics questa straordinaria situazione? The Score ha raccolto per noi alcune dichiarazioni dei protagonisti della società del Massachusetts, a cominciare dal GM Danny Ainge, decisamente cauto e volto a riportare tutto l’ambiente con i piedi per terra:

“Credo che ogni tanto sia possibile che accada qualcosa di straordinario: tuttavia non guardo alla nostra squadra come ad una contender. In ogni caso, non è importante ciò che penso io, ma quello che pensano i giocatori”.

Giocatori che invece non ne vogliono sapere di “abbassare i toni” e tramite le parole di Evan Turner vogliono far sapere al mondo NBA che, a pochi giorni dall’inizio della post season, la compagine bianco-verde è decisamente carica:

“Credo che possiamo battere chiunque. Tutto qua, è così semplice. Abbiamo già battuto delle contender in questa stagione. Ma quando arrivi ai playoffs, la differenza la fanno i matchups: ad esempio possiamo trovarci meglio contro Golden State come possiamo essere in difficoltà con i Clippers…diverse squadre causano diversi problemi”.

Infine un’ultima battuta di Turner nei confronti del GM:

“Lui è stato nel mondo del basket per molto tempo ed è ancora qui, ha messo insieme una squadra degna di essere chiamata contender. Quindi la sua è solo un’opinione personale che rispetto. Ma le partite si giocano anche per questi motivi, no?”.

 

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