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Golden State Warriors

Curry è sottopagato? Ecco la sua versione.

Steph Curry sta trascinando i Golden State Warriors ad una stagione da sogno, ma è solamente il quinto giocatore a roster per stipendio. Cosa ne pensa?

Stephen Curry continua a mettere insieme cifre e prestazioni impressionanti, trascinando i Golden State Warriors ad un record di 24-0. MVP del 2016, Curry risulta però solamente il quinto in squadra per quanto riguarda lo stipendio. Quando si trova in campo con Andre Iguodala, Draymond Green, Klay Thompson e Andrew Bogut, il #30 si trova ad essere il meno pagato sul parquet.

Per una superstar del suo calibro, è chiaro che l’estensione quadriennale del contratto da rookie che firmò nel 2012 e che gli vale $44 milioni, risulta sottodimensionata rispetto ai salari che arricchiscono il conto in banca delle altre star NBA. Ciononostante Curry non si è mai lamentato pubblicamente, né ha mai rimarcato la questione. Ciò significa che Steph non ci pensi? Ovviamente no. Yahoo Sports lo ha intervistato sull’argomento.

«Ho dovuto prendere una decisione consapevole e ricordare sempre a me stesso di lasciar perdere. Avrei potuto avere una diversa prospettiva e dire: “Voglio tutto quello che posso guadagnare, aspetto che finisca il contratto e provo la free agency l’anno prossimo,” e chissà cosa sarebbe successo. Però, per me, un contratto da $44 milioni era più che sufficiente per prendermi cura della mia famiglia. Quando ho deciso di firmare l’estensione, mi sono detto che era la decisione giusta in quel momento. Sì, dovresti essere pagato per il tuo valore di mercato, per quello che vali, ma a quel tempo, e per i 4 anni successivi, mi andava bene così. Non puoi guardare indietro, perché ti tireresti addosso negatività. Se lo permetti, causeresti disaccordo nella squadra.»

Al momento della scelta di estendere il contratto da rookie (autunno 2012), Curry mostrava già un incredibile talento, ma i ripetuti problemi alle caviglie ne limitavano le certezze per il futuro. Curry avrebbe anche potuto testare la free agency nel 2013, ma la scelta era chiara: o rimanere in salute, diventare una star e guadagnare in seguito un max contract, oppure rischiare di peggiorare la propria situazione economica, nel caso di nuovi infortuni.

«I consigli della mia famiglia, del mio agente, di me stesso, mi dicevano che quella era la scelta giusta. Con quello stipendio avrei potuto sistemare la mia famiglia e stare bene. Con la speranza che tutto ciò che sarebbe successo in seguito, sarebbe stato la ciliegina sulla torta.»

Fra gli altri componenti della Draft class del 2009, Ty Lawson firmò un’estensione quadriennale da $48 milioni, mentre Jrue Holiday un contratto, sempre quadriennale, da $41 milioni. La discussione su Curry, all’epoca, non riguardava una stella sottopagata, ma una franchigia che rischiava di rimanere con un pugno di mosche se quel giocatore fragile si fosse infortunato di nuovo.

Bisogna aggiungere che Curry ha poi firmato un interessante contratto di sponsorizzazione con Under Armour e la squadra, non appesantita da un contratto gravoso, ha potuto costruire un roster che ha fruttato al #30 anche un anello. Andre Iguodala, MVP delle Finals 2015, sarebbe arrivato nella baia, se i Warriors non avessero avuto spazio salariale a sufficienza?

«È stato bello vincere un campionato, fare una stagione da MVP e magari ne verrà fuori qualcosa di buono anche per il futuro.»

Nell’estate del 2017, Steph Curry potrà chiedere un’estensione quinquennale da $175 milioni.

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