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Editoriali NBA

Un pizzico di tattica NBA: l’ATO (After TimeOut) più utilizzato dai Dallas Mavericks

Dopo aver inaugurato un paio di giorni fa questa nuova rubrica, oggi ripropongo con piacere un nuovo schema. Una chiamata più che altro. Al solito “un punto di partenza” da cui poter sviluppare il gioco secondo quanto la difesa avversaria lascia a disposizione.

In particolare facciamo riferimento ad una situazione molto particolare (e molto analizzata) in NBA. I cosiddetti ATO, “after timeout”. Ossia quel set di giochi che gli allenatori disegnano sulle lavagnette durante le numerose pause che frazionano l’incontro. Considerando le varie sospensioni che spezzettano il gioco, un buon 10% degli attacchi NBA in realtà è un ATO. Una variabile non da poco quindi, che occorre sviscerare a fondo.

In questo spazio volevo porre l’accento su quanto messo in mostra da Carlisle e dai suoi Mavericks, i quali spesso in stagione hanno giocato questo set. Si tratta del “Ram First Middle” (lo dico più che altro per i “puristi” della tattica), una giocata tanto semplice quanto efficace. Andiamola a vedere nel dettaglio.

Il playmaker (in questo caso Barea) appoggia su un lungo lontano da canestro e sprinta andando poi a bloccare per l’uscita dell’altro (quello che in gergo viene definito “cross screen”, blocco piccolo per lungo). Spero che i disegni in rosso sull’immagine siano in parte d’aiuto.

In questo modo ci ritroviamo nella seguente situazione. Col lungo in punta (in una zona poco pericolosa) con la palla in mano, dopo aver mosso la difesa (concetto decisivo!), pronto a giocare a 2 con la guardia.

La chiamata è semplice. Passaggio + blocco da parte di Chandler e Ellis pronto a leggere la situazione. In questo caso lo spazio c’è (zona viola) e il giocatore dei Mavs opta per il palleggio/arresto/tiro dalla media.

Qualora il lungo avversario avesse deciso di cambiare la marcatura, la scelta sarebbe molto probabilmente ricaduta su una penetrazione diretta al ferro della guardia di Dallas (tutte queste opzioni sono presenti nel solito video conclusivo che mette in mostra tutto).

Facciamo un passo avanti. Come detto prima, Chandler a 6 metri dal ferro palla in mano non è molto pericoloso, anzi. Per questo la difesa potrebbe decidere di raddoppiare su Ellis (o in generale sulla guardia di turno). In quel caso conviene quindi esplorare le successive opzioni.

Ci chiediamo: Qual è la dote migliore dei lunghi a disposizione di Carlisle (tra cui anche il rimpianto Wright)? La capacità di “rollare” verso il ferro, di portare il blocco, girarsi e correre prontamente verso il canestro avversario. La difesa, preoccupatasi di Ellis, lascia questa possibilità a Chandler in questo caso. Fin troppo facile approfittarne!

Questa l’unica “variazione sul tema”? No, c’è anche dell’altro. Scopriamolo insieme.

Solito ingresso, con Ellis pronto a giocare il pick&roll centrale. Ripetiamolo, qualora non dovesse essere chiaro. La forza sta nel fatto che la palla si è mossa, che l’hanno toccata tutti. O quasi tutti. Eh si, perché l’ala piccola in angolo difatti è l’unica a non essere stata chiamata (ancora) in causa (cerchietto verde).

Altra opzione quindi è quella di sfruttare il più tipico dei “giochi a 3”, chiamando in causa “il terzo uomo”. 

Utilizzato il blocco sull’altro lato, Ellis ribalta stesso dal palleggio con un passaggio perfetto diretto a Parsons che nel frattempo si è messo in visione sul lato debole (azione al minuto 0:50 della clip).

Pensate quindi di scaricare su Nowitzki, oppure addirittura di giocare il pick&roll centrale con il tedesco. Situazioni mortifere, letali, immarcabili. Conviene passare dalle parole alle immagini.

Questo quindi uno dei giochi più “chiamati” da coach Carlisle. Dopo una strilliata, o magari dopo aver visto l’attacco girare ripetutamente a vuoto. Un set su cui fare affidamento, quindi. Di quelli che non deludono mai.

Alle difese non resta altro che scegliere. “Pick your poison”, dicono dall’altra parte dell’oceano. Scegli il veleno. Auguri.

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