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Playoffs NBA 2015

Top & Flop: Rockets vs Clippers (Gara 7)

Nella serata decisiva del Toyota Center, casa degli Houston Rockets, gli uomini di coach Kevin McHale sono riusciti a completare l’impresa, recuperando la serie da un 3-1 a sfavore e raggiungendo le Western Conference Finals, dove incontreranno i Golden State Warriors dell’MVP Steph Curry. Questa sconfitta per 113-100 infrange ancora una volta i sogni di gloria dei Clippers che, evidentemente, hanno sentito la fatica della lunghissima e bellissima serie al primo turno, chiusa in Gara 7, contro i San Antonio Spurs. Andiamo a vedere insieme i migliori e i peggiori di quest’ultimo emozionante capitolo della sfida che valeva le Conference Finals.

HOUSTON ROCKETS

James Harden 8.5: Impatta la partita con 12 pts in 10 minuti, poi decide che questa gara la deve vincere coinvolgendo i compagni, e si mette a giocare di squadra, smistando assist a destra e a manca, non sempre sfruttati a dovere dagli altri in campo. Quando la squadra torna ad avere bisogno dei suoi punti lui non si tira indietro e ricomincia a martellare. Alla fine sono 31 per lui, che ci aggiunge anche 8 ass e 7 rbd. Tira un libero in più di tutti i Clippers messi insieme (18) e ne sbaglia soltanto 3. L’unico dato negativo è la percentuale dal campo, un 35% (7/20, 2/7 da tre), ma se gioca in questo modo e la squadra lo supporta si può permettere di tutto. FEAR THE BEARD.

Dwight Howard 7.5: Il suo inizio non è dei migliori, con due falli nel primo quarto che costringono coach McHale a metterlo seduto e a concedere spazio a un comunque positivo Clint Capela, ma poi Superman torna in campo più deciso che mai. Non è appariscente e non si fa vedere ma fa, continuamente, la cosa giusta al momento giusto. Dopo il primo tempo è già in doppia doppia (12 pts e 11 rbd), con il 100% dal campo (5/5). Nella seconda parte del match si spegne un po’, ma rimane fondamentale in fase difensiva. Alla fine chiude con 16 pts e 15 rbd, senza nemmeno sudare troppo. LEADER SILENZIOSO.

Josh Smith 7: Per una sera il #5 dei Rockets torna ai fasti del suo periodo in Georgia e mette in piedi una prestazione qualitativamente e quantitativamente ineccepibile. Si muove bene sul campo, prende i tiri giusti (forza anche un paio di triple, ma nel corso di una partita ci può anche stare), manda a bersaglio anche dalla linea del tiro pesante, non è mai lezioso o deleterio per il gioco della squadra, come gli è capitato di essere in passato. I suoi 15 pts, ottenuti con un bel 6/10 dal campo, sono un buon lasciapassare per le Finals. Mezzo voto in meno per il numero di rimbalzi tirati giù: 1 è veramente troppo poco. RITROVATO.

Corey Brewer 7: Houston se lo è portato a casa dal freddo Minnesota per un motivo ben preciso, ossia per quello che Corey riesce a mettere in campo nel secondo quarto, quando una sua sfuriata cancella virtualmente i Clippers dal campo. Vederlo muoversi sul campo con quel corpo magro e nervoso tra tutti quei giganti pettoruti mette sempre un po’ d’ansia per la sua incolumità fisica, ma lui è sinuoso, elegante e insospettabilmente duro come la pietra. I suoi 11 pts, 3 rbd e 3 ass dal pino sono una garanzia. GHEPARDO.

Trevor Ariza 6.5: La sua partita non è “da buttare”, anche perché non si possono buttare 22 pts e 7 rbd, ma il #1 non dà sempre l’impressione di essere dentro e concentrato. Staremmo parlando di ben altra prestazione se la sua percentuale fosse stata migliore (6/14 per un giocatore che sostanzialmente tira sugli scarichi è pochino), considerando soprattutto che la maggior parte dei tiri sbagliati vengono su open shots praticamente serviti su un piatto d’argento da Harden con qualche apertura immaginifica. Ma si accende quando è il momento di ammazzare la partita, e lo fa con discreto successo. FASI ALTERNE.

Pablo Prigioni 6: Prelevato dai New York Knicks, l’argentino era destinato a scaldare la panchina texana al fianco di coach McHale con una certa regolarità, ma l’infortunio di Patrick Beverly gli ha aperto insperati spazi per far vedere tracce del giocatore che fu, soprattutto al Real Madrid. Anche stasera nel poco tempo che passa sul campo fa sempre qualcosa di utile, scodellando 4 ass e mettendo a segno una bella tripla. A inizio stagioni quanti avrebbero scommesso che sarebbe arrivato alle Conference Finals? DIME QUE NO ESTOY SOGNANDO.

LOS ANGELES CLIPPERS

Chris Paul 7.5: Vive una serata un po’ thrilling e nel primo quarto non riesce proprio a incidere, ma è assolutamente il migliore dei suoi. Poi prende il comando delle operazioni, tentando una quasi impossibile operazione recupero sul modello dei Rockets in Gara 6. Purtroppo per lui e per i Clippers non viene coronata dallo stesso successo. La doppia doppia da 26 pts e 10 ass, impossibile da pronosticare dopo un primo tempo dai numeri modesti, rende bene l’idea di quanto ci provi. È assolutamente esente da colpe: dispiace solo che non riesca a giocare questa benedetta finale di Conference. PROFETA INASCOLTATO.

Blake Griffin 7: Offensivamente è una macchina infernale. Macina punti come fossero chicchi di grano, schiaccia, si muove bene, prende linee di fondo magistrali, ha messo su anche un discreto tiro dalla media. I suoi 27 pts, conditi da 11 rbd, gli sono testimoni di un impatto non comune sulla gara, da vera star. Ma stavolta non è abbastanza, perché difensivamente è, a tratti, imbarazzante. Un aspetto del gioco che deve necessariamente rivedere se vuole ambire a più prestigiosi traguardi. MAI DOMO.

DeAndre Jordan 6.5: Il suo tabellino in questa partita non recita brutte cifre (16 pts, 17 rbd, 4 stl, 3 blk, 7/10 dal campo) è DeAndre si rende anche protagonista di alcune bellissime giocate, come quando nel primo quarto si impossessa del rimbalzo offensivo e schiaccia da fermo a una mano con violenza inaudita. Ci prova anche lui a tenere i Clippers attaccati al treno, ma alla fine non è abbastanza. Pesano, sempre e comunque, anche se non sono fondamentali, gli errori ai liberi. E visto che una regolamentazione dell’Hack-a-Jordan (o chi per lui) non sembra essere negli interessi prossimi della lega, farà meglio a lavorare su quell’aspetto. DOUBLE DOUBLE MACHINE.

Jamal Crawford 6-: Questa non è la sua serata, e si vede. Non riesce a entrare in partita, pur gestendo tantissimo il pallone, soprattutto nel primo tempo, quando Chris Paul è un po’ in sordina. Tira a salve (6/18 dal campo) anche mettendo a referto 17 pts, che accompagna con 1 ass e 1 stl. Pochino per uno della sua qualità. SPUNTATO.

Austin Rivers 5: A inizio stagione passava gran parte delle sue serate sulla panchina dei Pelicans. Poi un gran giro di scambi lo ha portato alla corte di papà Doc, dove il giovane rampollo contava di farsi spazio. Questo è avvenuto, anche grazie a prestazioni di un certo spessore. Ma questa sera il giovanotto non c’è proprio. Sbaglia a ripetizione, per la disperazione dei tifosi Clippers e di suo padre che, a un certo punto, viene colto in panchina a dirgli “Hai sbagliato, figliolo”. Il suo fallimento di stasera si legge nei soli 2 pts fatti registrare in 15 minuti. Essere l’unico cambio di Chris Paul è l’unico motivo per cui tocca ancora il campo. DADDY BOY.

Matt Barnes n.c.: Non era in perfette condizioni fisiche, e lo si sapeva dalla vigilia, ma stasera il #22 in maglia Clippers imbastisce una prestazione assolutamente deprimente. 22 minuti sul parquet per mettere a referto 2 rbd, 1 ass, 1 stl e 1 blk, e non lasciare traccia di sé nel tabellino dei marcatori. Quello che pesa di più, però, è l’assenza di quella intensità difensiva che era stata così importante per i Clippers nelle sfide precedenti. ECTOPLASMA.

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