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Florida Gators: che fine hanno fatto i cinque del back to back 2005/06-2006/07?

Ore 7 del mattino, primo gennaio 2013, vorrei immensamente dormire ma mi risulta impossibile; la camera da me selezionata ad inizio giornata mi è stata sottratta con l’inganno e mi sono ritrovato a dover condividere un letto matrimoniale con due amici, lo spazio era troppo angusto e la possibilità di movimento ridotta a 0, ho optato per cercare ospitalità sul buon vecchio pavimento, nulla da fare, eccessivamente duro per la mia povera schiena già malandata; l’ultima speranza era la poltrona, niente, anche qui non raggiungo la pace sufficiente per farmi cullare in un dolce sonno. Il mio fuso orario simil-americano, dovuto alle partite NBA, un po’ aiuta, ma non eccessivamente , mi alzo, vado a fumare una sigaretta e mi risiedo. Per ingannare il tempo penso di scrivere qualcosa e mi sovviene un ricordo, la pensata avuta il giorno precedente inerente ad un articolo che volevo fare per il nuovo anno. L’idea era rispondere alla seguente domanda: ma i giocatori che vincono il campionato Ncaa, poi, che fine fanno? Certo i più fortunati possono coronare il loro sogno di giocare in NBA, ma gli altri? Per rispondere a questa domanda ho deciso di prendere in considerazione il quintetto della squadra vincente per eccellenza, a livello collegiale, degli ultimi anni: I Florida Gators, campioni nelle edizioni 2005/06 e 2006/07.
Gli starter di Florida erano i seguenti:
Taurean Green
Lee Humprhey
Corey Brewer
Al Horford
Joakim Noah

Partiamo da Corey Wayne Brewer, mio giocatore preferito di quei Gators, una guardia/ala di 2 metri e 6, giocatore versatile, ottimo difensore, discreto tiro, buon passatore e palleggiatore, insomma un atleta in grado di fare tutto, a testimoniarlo c’è il fatto che sia stato il primo giocatore nella storia di Florida a realizzare una tripla doppia. Intendiamoci non è certamente quello che può vincere le partite da solo ma se inserito nel sistema giusto può sicuramente fare il suo. Brewer viene scelto con la chiamata numero 7 al draft, dai Minnesota Timberwolves; a Minneapolis trascorrerà 3 anni e mezzo circa, facendo vedere cose interessanti, nel corso della stagione 2010/2011 passa ai Mavericks con cui lo stesso anno vincerà il titolo NBA, sia chiaro Corey in quello scampolo di stagione il campo lo vede veramente poco e nei playoff il poco diventa quasi mai (6 apparizioni in tutti i playoff), tuttavia la soddisfazione di avere un anello non è cosa da poco. La stagione successiva finirà in Colorado, a Denver, dove tuttora gioca con buoni risultati personali, la squadra è quella ideale per lui, senza nessuna vera superstar e con la possibilità di essere tutti utili alla causa.

Alfred “Al” Joel Horford Reynoso: ala/centro della Repubblica Dominicana, terza scelta assoluta al draft 2007, ad opera degli Atlanta Hawks, franchigia in cui milita ancora oggi. Una descrizione per Horford penso sia superflua ma fornirò ugualmente qualche dato. Il centro degli Hawks fin dalla prima stagione da professionista ha dimostrato il suo immenso talento riuscendo a chiudere l’anno con quasi una doppia doppia di media; i numeri sono migliorati anno dopo anno subendo una leggere flessione soltanto nell’ultima stagione (causa infortunio); in carriera vanta 12.8 punti e 9.5 rimbalzi di media, è senza dubbio uno dei migliori nel suo ruolo infatti, non a caso, ha partecipato agli All Star Game del 2010 e del 2011.

Joakim Simon Noah: figlio dell’ex tennista francese Yannick Noah e di Cécilia Rhode, Miss Svezia 1978. Scelto dai Bulls (dove gioca tuttora) alla numero 9, occupa il ruolo di centro. Gioca per la nazionale francese, con la quale ha vinto una medaglia d’argento agli europei del 2011.La meccanica di tiro è sicuramente discutibile e dovrebbe essere censurata per i minori ma risulta ugualmente efficace; Noah è comunque un ottimo giocatore (anche in questo caso mi sembrano inutili descrizioni dettagliate), i punti di forza sono sicuramente la sua potenza e le doti di rimbalzista, va sottolineato che per essere il centro titolare in una buonissima squadra come i Bulls qualche pregio devi pur averlo. Il nazionale francese, nella sua esperienza NBA, fino a questo momento sta viaggiando a 8.9 punti e 8.6 rimbalzi di media.

Lee Anthony Humphrey: è una guardia tiratrice, è stato il miglior realizzatore di quei famosi Florida Gators tuttavia non viene scelto al draft. Firma quindi per il PAOK dove gioca solo 4 partite viaggiando a 8.8 punti di media poi passa al Czarni Słupsk, squadra polacca…. Qui mi rifiuto persino di cercare qualche numero. Successivamente andrà in Germania al Ratiopharm Ulm dove giocherà per due anni a discreto livello segnando 10.9 punti la prima stagione e 8.1 la seconda.
Nel 2011/12 si trasferisce in D-League ai Rio Grande Valley Vipers, ma decide di tornare a cercare fortuna in Europa; nella stagione corrente gioca in serie B Francese al Denain, insomma non esattamente la carriera che ogni giovane sogna di poter fare, lui è di sicuro l’altra faccia della medaglia rispetto a Brewer, Horford e Noah, nonostante il suo gioco a Florida lasciasse presagire grandi cose.

Taurean Green: di origine statunitense, poi naturalizzato georgiano, è un playmaker di 1.83. Lui al contrario di Humphrey ha potuto almeno assaporare l’NBA, scelto con la numero 52 da Portland, gioca appena 8 partite con i Trailblazers prima di esser spedito in D-League, poi Nuggets per 9 gare, in seguito ancora lega di sviluppo; a questo punto Green decide di trasferirsi in Europa; Saragozza, Aek Atene, Gran Canaria e Bursa sono le squadre in cui gioca, con discreti risultati, il piccolo playmaker georgiano prima di passare a Barcellona nella stagione in corso. So a cosa state pensando: “cavolo al Barca?!?!” Non preoccupatevi, mi riferisco alla Sigma Barcellona (squadra di Legadue Italiana, per chi non lo sapesse). L’ex Florida sta disputando una buona stagione nel campionato italiano viaggiando a 10 punti a partita ed è primo nella classifica per assist, fornendone circa 6 a prestazione, se vi capita l’occasione andate a vederlo, non resterete delusi, anche se probabilmente lui aveva progetti un po’ ambiziosi una volta finito il college

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