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“Basket, uomini e altri pianeti”, coach Messina racconta la sua esperienza ai Lakers!

Oggi, per il secondo appuntamento con la rubrica “Libri e film Nba”, parliamo del libro uscito il 27 Novembre “Basket, uomini e altri pianeti”, scritto da Ettore Messina con la collaborazione di Flavio Tranquillo, in cui si racconta la stagione cestistica appena trascorsa, durante la quale il coach nato a Catania ha ricoperto il ruolo di assistente allenatore per i Los Angeles Lakers.

Il racconto segue passo passo le partite che i losangelini hanno affrontato lo scorso anno, ma non si ferma al semplice resoconto di una stagione che, raccontata da chi ne ha vissuto le problematiche in prima persona, assume contorni molto diversi da quello che noi comuni mortali potevamo immaginare a 10 mila chilometri di distanza. A questo Messina aggiunge ricordi del suo glorioso passato europeo (e visto il ruolo attualmente ricoperto, speriamo anche futuro), non lesinando pareri, opinioni e critiche, anche verso se stesso. Ecco, questo a mio avviso è uno dei punti di forza del libro, la modestia che trasudano le parole con cui coach Messina giudica il suo operato e le sue esperienze. Non è un libro autocelebrativo (cosa che l’allenatore avrebbe potuto tranquillamente permettersi, visti tutti i trionfi raccolti), ma è una sorta di “diario” (con tutte le virgolette del caso) di cui noi abbiamo l’onore di leggere le pagine.

Il libro ci porta dentro il mondo Nba, come raramente capita che si possa fare. E soprattutto permette di avvicinarsi al “dietro le quinte” di un mondo che, osservato da quell’angolazione, diventa se possibile ancora più affascinante di quanto già non sembri visto attraverso un teleschermo. Si tocca con mano l’organizzazione maniacale che una stagione Nba richiede anche a livello logistico (analisi di partite fatte sull’aereo e allenamenti in albergo sono solo alcuni esempi), ma Messina comunque non esita nel definirla del tutto paragonabile all’efficienza che anche le grandi d’Europa sono “costrette” ad avere.

Il coach è innamorato del basket europeo e dell’Eurolega in modo particolare (vi starete chiedendo “come potrebbe non esserlo..”) e nel libro non mancano rievocazione delle finali che l’hanno visto sia trionfare che uscire sconfitto. A proposito della “saudade” provata dal coach in quel di LA, riporto un breve stralcio del libro in cui, nonostante la “devotion” provata per il fascino delle competizioni europee, qualcosa con cui consolarsi oltreoceano c’è:

“Anche se, ogni volta che penso all’inno dell’Eurolega, un po’ di devotion mi prende. Detto questo, don’t cry for me. Vivo a Manhattan Beach con il Pier che saluta fuori dalla finestra e i surfisti che mi tengono compagnia durante la colazione in terrazza. L’amico Stefano Domenicali mi ha messo a disposizione (in comodato gratuito, sia ben chiaro!) una Maserati che fa la sua figura. Alleno Kobe, Gasol e Bynum assieme a un gruppo di ottimi professionisti che mi rispetta tantissimo. Il tutto a Los Angeles e sotto l’egida dei Lakers. C’è di peggio, fidatevi.”

Altro aspetto importante del libro sono le pagine in cui Messina ci racconta il suo modo di intendere alcune caratteristiche fondamentali dell’essere allenatore di basket. Richiami a concetti come leadership, pressione, motivazioni, groupthinking sono solo alcuni degli ambiti che il coach cerca di sviscerare, non disdegnando riferimenti alla propria esperienza che ha fatto sì che quel pensiero o quell’opinione maturasse in lui. Messina, insomma, sembra non “risparmiarsi” in nulla (a livello puramente cestistico, sia ben chiaro) e ci confida una piccola parte del suo sapere, che ovviamente nella sua totalità difficilmente potrebbe essere concentrato in un libro di 250 pagine.

Per ultimo lascio l’aspetto legato alla descrizione dei Lakers, intesi come giocatori, staff e spogliatoio. Il racconto stagionale mette in mostra quanto il mondo gialloviola ruoti in maniera totalizzante attorno al 24. Bryant in alcuni aspetti della trattazione assume il ruolo di coprotagonista e, visto da così vicino, se possibile diventa ancora più affascinante. Messina non risparmia giudizi su nessuno dei giocatori che ha avuto la fortuna di conoscere e allenare (l’essere fondamentale più di quanto si creda di Metta, la capacità di leadership del “venerabile” Fisher), ma inevitabilmente i riferimenti a Kobe risultano essere i più frequenti e per il lettore “medio” anche i più interessanti.

Leggendo il libro ti viene voglia di diventare allenatore di basket, non tanto e non solo per sperare di allenare i Lakers. Ti viene voglia di entrare a far parte di un mondo che non si risolve soltanto in quattro quarti di gioco su un parquet lungo 26 metri. Ti viene voglia di raccontare le gesta di personaggi incredibili, come coach Messina sta dimostrando di essere. Insomma, ti viene voglia di basket.

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